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Il Wwf: “Le foreste tropicali finiscono nei nostri libri”. A rischio molte specie animali e vegetali

24 marzo 2010 0 commenti

Foresta

Le foreste tropicali finiscono nei libri scolastici dei bambini e dei ragazzi, anche di quelli italiani. E’ l’allarme lanciato dal Wwf, secondo il quale i processi di deforestazione sembrano ormai inarrestabili, in particolare nel Sudest asiatico.

 

 

 

Le foreste indonesiane sono uno dei più importanti ecosistemi del pianeta. Sono essenziali a specie animali come l’orango e la tigre di Sumatra, e ospitano il 12% dei mammiferi, il 15% dei rettili e il 17% degli uccelli del pianeta. Le foreste pluviali dell’Indonesia sono essenziali alla sopravvivenza di 30 milioni di persone, tra cui 300 gruppi di numerose comunità indigene. Fino agli anni Sessanta, oltre l`80% di queste foreste era intatto.

 

Da allora il disboscamento illegale, la conversione delle foreste in piantagioni industriali, la corruzione del governo e la colonizzazione delle imprese si sono combinati per afferrare risorse in tutta la catena di isole, spazzando via le foreste, le specie e le comunità che si trovano nel loro percorso. Oggi, l’Indonesia ha il più alto tasso di deforestazione e metà delle sue foreste è andata perduta.

 

La deforestazione in Indonesia è guidata dalla domanda internazionale di tre voraci settori: la carta, il legno e l’olio di palma. La debolezza delle istituzioni e la diffusione della corruzione completano il quadro. Circa un quinto delle emissioni globali di gas serra viene dalla distruzione delle foreste. Le foreste torbiere dell’Indonesia fanno molto di più: grazie a uno spesso strato di torba, accumulata negli ultimi 20 mila anni, custodiscono oltre 300 tonnellate di carbonio per ettaro.

 

Ma quando queste foreste vengono abbattute e la torba drenata per farne piantagioni, la torba si asciuga, entra in contatto con l’ossigeno, iniziando a decomporsi, e il carbonio che contiene nel giro di pochi anni torna in atmosfera. Le emissioni provocate dalla distruzione delle foreste torbiere, fanno di un paese scarsamente industrializzato come l’Indonesia, il terzo emettitore di carbonio, dopo Cina e Stati Uniti, con una quota stimata tra il 6 e l`8% delle emissioni globali.

 

Numerosi editori, tipografie e rivenditori di carta acquistano senza saperlo prodotti legati alla deforestazione in Indonesia, e in particolare carta prodotta dai due colossi indonesiani del settore: Asia Pulp & Paper (APP), parte del complesso industriale Sinar Mas, e Asia Pacific Resources International (April), parte del gruppo Raja Garuda Mas. Con controverse operazioni forestali, questi due gruppi cartari trasformano le foreste naturali in piantagioni, minacciando l’estinzione dell’orango, dell’elefante e della tigre di Sumatra, creando conflitti con le popolazioni locali e incrementando il cambiamento climatico.

 

Le fibre delle foreste pluviali si nascondono anche in centinaia di libri per bambini stampati in Cina, dove App e APril hanno il loro maggior mercato. Un’indagine realizzata dal Wwf in Germania ha rivelato che su 51 libri per bambini stampati in Cina, 19 contengono fibre di legno tropicale, come la Shorea (meranti) o la Rhizophora, che provengono da foreste naturali. La ricerca svolta in Germania desta preoccupazioni anche per il mercato italiano: Terra! ha contato circa duecento titoli italiani per bambini stampati in Cina, Malesia o Thailandia, per conto di una ventina di editori.

 

Il Wwf ha condotto test su 51 titoli made in Asia, commercializzati in Germania da 43 editori. I libri sono stati scelti casualmente da ciascuna casa editrice e i test sono stati eseguiti sulle copertine e sulla carta delle pagine.

 

L’analisi delle fibre ha rivelato la specie arborea da cui esse provengono e la percentuale contenuta (stimata in peso). In presenza di testi positivi, sono stati talvolta analizzati altri libri dello stesso editore. In totale sono stati analizzati 51 libri, 19 dei quali contenevano fibre provenienti da foreste tropicali: circa il 40% dei libri analizzati. Sui libri risultati positivi, 17 erano stampati in Cina, uno in Malesia e uno in Thailandia.

 

Otto di questi libri rientrano nei 100 più venduti del settore. Su 19 libri, 12 (pari a circa il 60 per cento) contenevano fibre tropicali nelle pagine. In sette libri queste erano nella copertina. In due libri erano contenute in entrambi. Le fibre tropicali contenute ammontavano in media a un 20 per cento del totale.

 

Le analisi hanno individuato la presenza di 17 specie arboree che difficilmente si trovano nelle piantagioni. Sono state identificate fibre di diverse specie tropicali (non di piantagione), anche se non è stato possibile individuare il genere. La parte del leone la fanno le specie arboree comuni nel Sud-est Asiatico. Una di queste specie (Rhizophora spp.) può essere ricondotta alla mangrovia. Le foreste costiere a mangrovie rappresentano un habitat delicatissimo e fortemente minacciato, ed è particolarmente che vengano abbattute per la produzione di carta.

 

Dei 17 generi identificati nei libri tedeschi, fanno parte 472 specie registrate nella lista rossa dell’Icun delle specie minacciate. Il genere dipterocarpus spp., si trova solo nel Sud-est Asiatico, e include 70 specie, 46 delle quali incluse nella lista rossa dell’Icun. Si tratta comunque di generi che non vengono impiegati nelle piantagioni. La conclusione logica è che i libri risultati positivi siano stati prodotti con fibre provenienti da preziose foreste tropicali, e con tutta probabilità dal taglio a raso di tali foreste.

 

Non va meglio per i libri stampati in Italia, divenuta oramai il primo importatore europeo di carta dall’Indonesia. Le investigazioni di Terra! mettono in luce un’aggressiva campagna di espansione nel mercato italiano da parte della Asia Pulp & Paper (App), che nel frattempo ha aperto uffici in Italia, Spagna, Gran Bretagna e Germania. Numerosi editori e stampatori vengono contattati ogni mese con proposta vantaggiose in termini di prezzo e di credito. Ma molto spesso non sono a conoscenza dell’impatto ambientale causato dalla App.