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Nucleare, la denuncia di Greenpeace: “L’uranio di Areva sta uccidendo il Niger”

6 maggio 2010 0 commenti

niger“L’uranio di Areva sta uccidendo il Niger”. Lo dice Greenpeace che oggi diffonde un’inchiesta nella quale rivela come l’estrazione di uranio dalle miniere del gigante dell’energia nucleare, società che possiede la tecnologia Epr, quella delle centrali che il governo vuole costruire in Italia, “sta mettendo in serio pericolo la popolazione del Niger, uno dei paesi più poveri dell’Africa”.

 

 

 

 

L’associazione ambientalista, in collaborazione con il laboratorio francese indipendente Commission de recherche et d’information independantes sur la radioactivite – Criirad e la rete di ong Reseau des organisations pour la transparence et l’analyse budgetaire – Rotab ha realizzato un monitoraggio della radioattività di acqua, aria e terra intorno alle cittadine di Arlit and Akokan, a pochi chilometri dalle miniere di Areva, accertando che “i livelli di contaminazione sono altissimi”.

 

La radioattività “crea più povertà perché causa molte vittime. Ogni giorno che passa siamo esposti alle radiazioni e continuiamo a essere circondati da aria avvelenata, terra e acqua inquinate, mentre Areva fattura centinaia di milioni di dollari grazie alle nostre risorse naturali”, testimonia Almoustapha Alhacen, presidente della ong nigeriana Aghir in’Man.

 

Le analisi di Greenpeace mostrano che “in quattro casi su cinque la radioattività nell’acqua supera i limiti ammessi dall’Organizzazione mondiale della sanità” ma “nonostante questo, l’acqua viene distribuita alla popolazione”.

 

L’esposizione alla radioattività causa anche problemi delle vie respiratorie e “non a caso nella regione delle miniere di Areva i tassi di mortalità legati a problemi respiratori sono il doppio che del resto del Paese”. Inoltre, le ong locali accusano “gli ospedali, controllati da Areva, di aver nascosto molti casi di cancro”.

 

“Sono paesi come il Niger a scontare la follia nucleare dell’occidente – spiega Andrea Lepore, responsabile della campagna Nucleare di Greenpeace – anche l’Italia si appresta a costruire le sue centrali con Areva e questo è l’ennesimo drammatico risvolto dell’atomo”.

 

La metà dell’uranio di Areva proviene da due miniere del Niger, paese che “rimane poverissimo nonostante da oltre quarant’anni sia il terzo produttore di uranio al mondo”. Areva “ha firmato un accordo per iniziare a scavare una terza miniera tra il 2013 e il 2014 – segnala Greenpeace – e si presenta come una società attenta all’ambiente, ma il Niger ci rivela una verità ben diversa”.

 

L’associazione ambientalista chiede che venga svolto “uno studio indipendente in Niger, sulle miniere e le città circostanti, seguito da una completa bonifica e decontaminazione”. Per Greenpeace “devono essere attivati i controlli necessari per garantire che Areva rispetti le normative internazionali di sicurezza nelle sue operazioni, tenendo conto del benessere dei lavoratori, dell’ambiente e delle popolazioni”.