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Foreste, la denuncia dell’associazione Terra!: “In Italia c’è chi fa affari con chi deforesta in Indonesia”

10 maggio 2010 0 commenti

Legno1“Per deforestare abbiamo carta bianca: le cartiere Pigna contribuiscono ogni giorno alla distruzione delle foreste secolari”. E’ quanto recita lo striscione che questa mattina l’associazione ambientalista Terra! ha srotolato a piazza Venezia, a Roma. Il maxi-messaggio (circa 200 metri quadrati) ha voluto denunciare le cartiere Paolo Pigna che, secondo l’associazione ambientalista, “acquisterebbero carta e prodotti lavorati dal colosso cartario asiatico Asia pulp and paper (App)”.

 

Il gruppo, spiega a suo avviso Sergio Baffoni, di Terra!, “è un attore di spicco della drammatica conversione delle foreste torbiere in piantagioni”. Per cui, “chi acquista i suoi prodotti, diventa involontario complice della distruzione in corso nelle foreste indonesiane”.

 

La App, continua Baffoni, “vanta di avere la certificazione Pefc (per il rispetto e la tutela delle foreste), ma dall’inizio delle sue operazioni, nel 1984, questo gruppo industriale ha trasformato in carta un milione di ettari di foreste pluviali nella sola isola di Sumatra”, e ciò “senza risparmiare aree ricche di carbonio con gravi conseguenze sul clima globale”.

 

Adesso, denuncia l’ecologista, “l’azienda è divenuta il principale gruppo cartario indonesiano, ha esteso la propria area di attività al Borneo, e progetta di abbattere le foreste in Papua”.

 

In tutto questo, sempre secondo l’associazione Terra!, l’Italia “è il principale acquirente europeo di carta indonesiana, con importazioni che superano le 77 mila tonnellate tra carta, cartone, cellulosa, per un valore di oltre 40 milioni di euro”.

 

Nel 2009, denuncia l’associazione, editori, tipografie e rivenditori italiani di carta, “ne hanno acquistata oltre 40 mila tonnellate soltanto dalle cartiere indonesiane del gruppo App”.

 

Inoltre, continua Sergio Baffoni, “fonti di Terra! hanno scoperto che anche le cartiere Paolo Pigna acquistano prodotti da imprese del gruppo App per diverse migliaia di euro”.

 

In questo modo, avverte l’ecologista, “si favorisce l’espansione sul mercato italiano dei prodotti della App, che rischiano di mettere fuori gioco la produzione cartaria nazionale proprio in un momento di crisi”. Non solo: così facendo, conclude Baffoni, “si incoraggia la App ad espandere ulteriormente le proprie pratiche distruttive in Indonesia, ai danni delle residue foreste pluviali e delle comunità che vi abitano”.