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L’incredibile avventura del Plastiki: il catamarano di bottiglie di plastica attraversa il Pacifico!

22 agosto 2010 0 commenti

 

Il viaggio del Plastiki

Il viaggio del Plastiki

 

Dodicimila e cinquecento bottiglie di plastica hanno galleggiato insieme lungo tutto l’Oceano Pacifico, da S. Francisco a Sidney. Non è la trama di un film d’animazione, ma la vera impresa di ‘Plastikì, un catamarano di 18 metri costruito con bottiglie di plastica riciclate  raccolte in circa tre anni e riempite di anidride carbonica per renderle più resistenti. Non fuse, ma assemblate con una colla fatta di zucchero di canna e anacardo, cosicchè i singoli pezzi sono ancora perfettamente riconoscibili.

 Dalla plastica di vestitini per animali è stata ricavata la vela: un pezzo unico, fatto a mano. L’albero, invece, è stato costruito con alluminio ottenuto da tubi per impianti d’irrigazione. Un capolavoro di ingegneria ecosostenibile. Ogni cosa a bordo di Plastiki è progettata per ridurre gli sprechi, che si tratti di materiali o di energia: l’acqua piovana viene filtrata, quella marina viene desalinizzata e trasformata in acqua da bere.  La produzione di energia elettrica è affidata a una serie di pannelli solari, due turbine eoliche e un generatore idrico. Non è permesso inquinare nemmeno in situazioni d’emergenza: se si ha un impellente bisogno di elettricità, non c’è vento e il sole è già tramontato, come generatore ausiliario è disponibile una cyclette.  L’energia viene prodotta con i muscoli delle gambe (mare lungo, e pedalare..)

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 Il nome di quest’imbarcazione ecologica è ispirato a quello della zattera di legno ‘Kon-Tikì, che nel 1947 attraversò il Pacifico guidata dall’esploratore norvegese Thor Heyerdahl. Al timone del Plastiki, invece, c’era David de Rothschild, erede di una dinastia di banchieri britannici e ambientalista convinto. Insieme a lui un equipaggio di cinque persone. Lo scopo della loro traversata di oltre 15.000 chilometri, iniziata nel marzo scorso e durata 4 mesi, era di sensibilizzare l’ opinione pubblica sull’inquinamento dei mari e sulla necessità di riciclare i rifiuti.

 L’idea è nata nel 2006, quando un rapporto Onu ha reso noto che quasi tutto l’inquinamento marino è costituito da materiali plastici: le proporzioni variano fra il 60 e l’80%. Si ritiene poi che ogni anno un milione di uccelli marini e 100 mila fra mammiferi e tartarughe muoiano perchè ingeriscono o restano imprigionati in oggetti di plastica.

 Durante il suo viaggio, Plastiki ha toccato molti luoghi in crisi dal punto di vista ambientale, come atolli che fra poco saranno sommersi dalle acque o barriere coralline seriamente danneggiate. Ma ciò che più interessava agli uomini della spedizione, era intercettare la cosiddetta «Grande chiazza di rifiuti del Pacifico».

La «Great Pacific Garbage Patch» è la più grande discarica del mondo: un’isola di rifiuti profonda 30 metri e estesa probabilmente più del Texas. Si trova tra la California e le Hawaii, dove le correnti circolari dell’oceano hanno ammassato tonnellate di rifiuti raccolti dalle coste occidentali degli Stati Uniti e da quelle orientali dell’Asia. La «Grande Chiazza» è principalmente composta di plastica.  La filosofia che ha ispirato il viaggio di Plastiki è semplice: lo ‘sprecò non esiste in natura, dunque è inefficace, è un errore. Le bottiglie, ad esempio, sono completamente riciclabili, ma negli Stati Uniti se ne riutilizza solo il 20%.

 Bisogna quindi «ripensare lo spreco ed immaginarlo come una risorsa», come si legge sul sito www.theplastiki.com, «passare dall’esposizione del problema all’ispirazione della soluzione, incoraggiando tutti a ridurre, riusare, riciclare quante più risorse possibili. Vogliamo consegnare al mondo intero questo spettacolare messaggio. Un messaggio in una bottiglia».