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Nuovo incidente nel Golfo del Messico: esplode piattaforma petrolifera, ma la situazione sembra sotto controllo

2 settembre 2010 0 commenti

Un’altra esplosione nel Golfo del Messico, una nuova piattaforma petrolifera in fiamme. E gli Stati Uniti, ancora una volta, sono con il fiato sospeso, con il timore di una nuova marea nera, di un altro disastro ambientale causato dall’industria degli idrocarburi. ZB950_154470_0230 Alle 9:30 di questa mattina (le 15:30 in Italia), una piattaforma è esplosa a circa 130 chilometri dalle coste di Vermilion Bay, in Louisiana. Le tredici persone a bordo sono finite in acqua, ma sono tutte state portate in salvo. Nessuna sarebbe ferita. La piattaforma è di proprietà della Mariner Energy, una società americana che versa in acque non troppo tranquuille.

Secondo la Mariner “non c’è stata alcuna perdita di greggio o altri idrocarburi in mare”, ma la Guardia Costiera l’ha presto smentita: la piattaforma era in produzione sia per gas naturale che per petrolio e una macchia di greggio lunga circa un miglio (1,6 chilometri) e largo circa 30 metri è stata avvistata vicino alla piattaforma. Probabilmente però si tratta di greggio contenuto nei depositi della piattaforma e non proveniente dai pozzi di estrazione. O almeno si spera che sia così.

Nove elicotteri della Guardia Costiera, cinque da New Orleans e quattro da Houston, si sono subito diretti sul luogo dell’esplosione. La compagnia proprietaria, la Mariner Energy, ha inviato tre navi antincendio e dopo tre ore  una è già sul posto.


La piattaforma esplosa si trova ad occidente della Deepwater Horizon

La piattaforma esplosa si trova ad occidente della Deepwater Horizon

La piattaforma si trova a oltre 300 chilometri da quella della Bp esplosa cinque mesi fa. A differenza di quella che ha provocato il più grave disastro ambientale statunitense, questa si trova in acque basse, a circa  104 di profondità. Questo significa che, se anche si verificasse una fuoriuscita di petrolio, le operazioni di sicurezza sarebbero molto più facili da effettuare.  Il che naturalmente non toglie nulla al fatto che si stanno verificano troppi incidenti nella stessa zona di produzione.

In serata (piena notte in Italia) la Guardia Costiera ha detto che che l’allarme era rientrato: ”L’incendio e’ spento, e gli elicotteri e le navi della Guardia Costiera sul posto non segnalano alcuna perdita. Ma continuiamo a sorvegliare la situazione per essere certi che non vi siano cambiamenti”.

IL WWF: UN ALTRO ESEMPIO DEL RISCHIO TRIVELLAZIONI

“Il nuovo incidente nel golfo del Messico e’ una conferma ulteriore” del fatto che “ormai il ‘petrolio facile’ e’ finito” è il commeto del  Wwf . Attualmente, critica l’associazione del Panda, “circa il 30% di tutto il petrolio estratto deriva da estrazioni petrolifere su fondale marino (costiero o off-shore) e questa percentuale e’ in aumento”. Cio’ per gli ambientalisti non e’ un bene, dato che “i recenti incidenti e le loro conseguenze hanno dimostrato l’esistenza di rischi specifici associati alle perforazioni sottomarine”, oltre a “carenze nelle regolamentazioni e omissioni di conformita’ da parte dell’industria”.  Per Stefano Leoni, presidente del Wwf Italia, “in queste circostanze i Governi devono adottare politiche e strategie per ridurre l’uso dei combustibili fossili liquidi”. Cio’, suggerisce, “attraverso misure di efficienza energetica sostanziali, l’elettrificazione dei trasporti e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili”.