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Sicilia, scoperto maxi-traffico di rottami via mare

9 settembre 2010 0 commenti

rottameTredici società indagate, di cui dieci siciliane, oltre 200 mila chili di rifiuti speciali sequestrati, insieme a due navi, dieci mezzi e tre impianti per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Sono questi i numeri della complessa operazione investigativa per traffico illecito di rifiuti di carcasse di autoveicoli non bonificati, nazionali e transfrontalieri via mare, condotta dal Nucleo operativo difesa mare della Capitaneria di porto di Palermo e dal Nucleo operativo protezione ambiente della Polizia municipale di Palermo. Un sistema articolato rispetto al quale la procura non esclude il coinvolgimento anche della mafia.

Coordinate dal procuratore aggiunto, Antonino Gatto, e dai sostituti procuratori Christine Von Borries e Gaetano Guardì, le indagini hanno portato al sequestro di tre società per la raccolta e lo smaltimento di rottami: la Mps Srl di Palermo per la raccolta e lo smaltimento dei rottami di auto, con i sigilli apposti a un’area di 1500 mq e a due vasche per la raccolta degli olii, per un totale di 1300 litri; la Autodemolizioni Castelvetrano (Trapani), per la raccolta e lo smaltimento di veicoli compattati e non bonificati per un totale di 1600 mq; e la Demolfer 4 di Marsala, con il sequestro dell’intero impianto di raccolta, su un’area di 3 mila mq. Tra i produttori risulta indagata anche la società 3S SanFilippo Francesco di Isola delle Femmine, mentre sul fronte dei trasporti, risultano indagate la Cassibba trasporti e logistica srl Vittoria (Ragusa), Roccella Trasporti Palermo, D.M. Trasporti srl Catania, Autotrasporti la veloce S.c.a.p. Bagheria (Pa).

Fungevano invece anche da intermediari la Smacom srl Santa Ninfa (Tp) e la Lunardi srl Firenze. Infine dello smaltimento si occupavano le società Italferro srl Santa Palomba a Roma, la Rottami Metalli Italia srl a Arese (Milano), e la Siciliana Metalli srl – Servizi industriali srl a Catania.

Scaturite nel 18 marzo del 2010 in seguito al sequestro, nel porto di Palermo, di due semirimorchi carichi di carcasse di autoveicoli e motori non bonificati, per un totale di 60 mila kg, le indagini, disposte dalla Procura della Repubblica di Palermo, hanno puntato a ricostruire la filiera dei rifiuti. In una prima fase sono stati sequestrati dieci mezzi, 7 semirimorchi, due motrici e un autocarro, e più di 200 mila kg di rifiuti. Falsificando formulari venivano trasportati carcasse di auto non bonificate per essere smaltite nei centri presenti nel Lazio, Lombardia e Sicilia. Secondo gli inquirenti le società oggetto dell’indagine farebbero parte di un sistema di imprese con il compito di far girare capitali economici non puliti mediante gestione illecita, sul territorio nazionale dei rifiuti.

Una seconda fase, legata al traffico di rifiuti internazionali ha portato al sequestro di due navi. La prima nel porto di Trapani, di un container di 40 piedi con destinazione il Porto Said, in Egitto. Mentre secondo i documenti il container avrebbe dovuto trasportare parti di ricambi auto, prodotti dalla Demolfer 4 di Marsala, in realtà conteneva una massa rinfusa di parti di automobili non bonificati e danneggiati. Una seconda nave, in partenza da Augusta, la Cristin, è stata sequestrata perchè conteneva circa 2 mila tonnellate di materiale ferroso non bonificati.

“Un’attività resa possibile grazie all’impegno della capitaneria di porto e dei suoi uomini”, ha detto il comandante della Capitaneria di Porto di Palermo, ammiraglio Domenico Passaro; mentre per il comandante dei Vigili urbani di Paleremo, Serafino Di Peri, “il comando municipale di Palermo, essendosi dotato per primo del nucleo operativo protezione ambiente ha acquisto competenza in questa materia. I nostri uomini sono intervenuti a fianco della capitaneria e hanno condotto le indagini dimostrando che quando si collabora si raggiungono risultati importanti”. Infine, il procuratore Gatto, rispondendo ai giornalisti circa un possibile coinvolgimento della mafia ha detto “non possiamo escluderlo, ma stiamo indagando”.