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Slow Food Italia riparte da Ischia: “Dobbiamo rilanciare le aree rurali del Paese”

30 settembre 2010 0 commenti

ciboIl presidente di Slow Food Italia, Roberto Burdese, e i sindaci Franco Regine e Restituta Irace, rispettivamente alla guida dei Comuni di Forio e Lacco Ameno, nell’isola d’Ischia, sono i promotori di un patto strategico d’azione per fermare il degrado del territorio. Grazie all’intesa, l’isola diventa capofila di un laboratorio internazionale per il rilancio produttivo dell’agricoltura e la tutela dell’ambiente nelle aree fragili, che sarà presentato il prossimo 23 ottobre al Salone del Gusto e Terra Madre, i due eventi di Slow Food in programma al Lingotto di Torino dal 21 al 25 ottobre con la partecipazione di oltre 150 paesi.

Ad annunciarlo, il fiduciario della condotta Slow Food delle isole di Ischia e Procida, Riccardo d’Ambra che, dopo aver lanciato il progetto nei mesi scorsi, ha già ottenuto il sostegno di testimonial d’eccezione quali Gianfranco Vissani; il presidente dell’Istituto nazionale di Sociologia rurale, Corrado Barberis; il cartoonist Sergio Staino; l’imprenditore Bruno Muratori, presidente dell’azienda agricola Fratelli Muratori; Beppe Bigazzi e Biagio Notarangelo, già ‘consigliere spiritualè della Coldiretti. Il documento che, per le sue peculiarità, è il primo in Italia e prevede, tra l’altro, la creazione di un Albo dei Custodi per il monitoraggio delle aree rurali, èun «decalogo di buone prassi per gli enti locali» redatto dal giornalista Ciro Cenatiempo. A Torino, con Burdese, d’Ambra e i sindaci dei Comuni isolani che hanno approvato il decalogo con atti ufficiali di consiglio e giunta, ci saranno il presidente di Slow Food Campania, Gaetano Pascale e la presidente di Slow Food Toscana, Raffaella Grana, che ha inserito il decalogo nelle intese dell’Arcipelago Slow delle isole del Mediterraneo.

“Il primo punto del patto – spiega Cenatiempo – impegna i Comuni a fermare la sottrazione di spazi utili all’agricoltura; a favorire il recupero attivo delle zone rurali e, inoltre, a difendere e recuperare la diversità territoriale, nell’ambito di una Rete Ecologica intercomunale, da realizzare tenendo conto del ruolo centrale della stessa agricoltura nell’assetto del territorio e nella tutela dei Beni, dei valori e delle tradizioni culturali. Il secondo punto riguarda il censimento delle aree rurali e silvo-forestali produttive e non produttive, per catalogare e accrescere la biodiversità degli orti, dei terreni agricoli, dei boschi, delle selve e degli allevamenti. Custodi delle aree rurali sono gli agricoltori, gli allevatori, i pastori pedemontani, i produttori, i raccoglitori e gli artigiani. Sarà un fondamentale organismo di monitoraggio ambientale”. Per il presidente di Slow Food Italia, Roberto Burdese, il decalogo “è un ottimo esempio di come la nostra associazione può fare politica attiva senza schierarsi, ma poggiando con forza sui propri valori e sulle proprie idee”.