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La Commissione europea si sveglia: “Norme più severe per le trivellazioni in mare aperto”

14 ottobre 2010 0 commenti

MAREANERNorme più severe e più controlli perchè le compagnie petrolifere possano ottenere l’autorizzazione per nuove trivellazioni offshore, ma nessuna richiesta di moratoria come invece si vociferava a Bruxelles dopo il disastro ambientale provocato nel Golfo del Messico dall’esplosione della piattaforma petrolifera della British Petroleum. È il contenuto della comunicazione della Commissione europea presentata oggi dal commissario Ue all’energia Guenther Oettinger.

A prevalere, secondo quanto riportato da fonti vicine al dossier, sarebbe stato il ‘nò imposto dalla Gran Bretagna, paese della Bp. A opporsi e chiedere di eliminare il termine ‘moratorià dal documento di Bruxelles sarebbe stata infatti la vicepresidente della Commissione Ue e Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, la britannica Catherine Ashton.

Nel testo di Bruxelles, infatti, non compare una sola volta la parola ‘moratoria’, mentre si invita solo gli stati membri ad adottare un “approccio rigoroso di cautela nella concessione di nuove autorizzazioni” e di “esaminare se è necessaria la possibilità di sospensione delle autorizzazioni per le nuove trivellazioni” sino a quando non sarà fatta chiarezza sulle condizioni di sicurezza degli impianti offshore.

“Sono realista, la nostra proposta riguarda le nuove piattaforme e quelle non ancora in funzione, in quanto penso che bloccare impianti già attivi può essere più difficoltoso e renderci per altro più dipendenti dalle importazioni di petrolio”, ha ammesso Oettinger, che negli scorsi mesi si era invece mostrato favorevole a uno stop alle trivellazioni in mare aperto dopo il disastro del Golfo del Messico.

La nuove norme richieste da Bruxelles, che saranno trasformate in proposte legislative a inizio 2011, prevedono quindi che le compagnie che vogliono effettuare trivellazioni rispettino rigidi requisiti di sicurezza fissati dall’Ue, abbiano un piano d’emergenza e i mezzi finanziari per risarcire gli eventuali danni ambientali. Inoltre i controlli di sicurezza effettuati dalle autorità nazionali dovranno sottostare a loro volta a una supervisione europea. Altro obiettivo di Bruxelles è quello di fare adottare la futura legislazione europea anche ai paesi terzi vicini, in particolare nel Mediterrano e Mare del Nord. Sono infatti circa 900 le piattaforme petrolifere nell’Ue, di cui 486 in Gran Bretagna, 181 in Olanda, 123 in Italia e 61 in Danimarca.