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Tre milioni e mezzo di italiani a rischio frane e alluvioni

8 dicembre 2010 0 commenti

franeSe l’Italia perde pezzi ogni giorno a causa di frane e alluvioni, la colpa ”nel 99% dei casi” e’ dell’uomo: che ha ”violentato” il territorio costruendo case nelle aree golenali dei fiumi, deviando torrenti per far posto al cemento, trasformando piccoli corsi d’acqua in discariche, beneficiando di condoni e sanatorie.

L’ennesima fotografia di un paese che si sgretola alle prime piogge e dove si fa poco o nulla per prevenire i disastri, arriva da ‘Ecosistema rischio 2010′, il rapporto di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile che fa il punto sulla fragilita’ del territorio italiano e sulle misure prese dalle amministrazioni comunali per ridurre i rischi.

Ed e’ un quadro tutt’altro che positivo: 3,5 milioni di italiani vivono e lavorano in zone a rischio frane ed alluvioni, nell’ 82% degli oltre duemila comuni che hanno partecipato all’indagine sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana. E ancora: nel 54% dei territori comunali vi sono nelle stesse aree fabbricati industriali e in tre comuni su dieci (31%) ci sono interi quartieri a rischio. In due comuni su dieci, invece, sono addirittura gli ospedali e le scuole ad essere stati costruiti in aree di pericolo. Solo il 22% delle amministrazioni comunali, dice ancora il rapporto, svolge in modo positivo il lavoro di mitigazione del rischio mentre quasi un’amministrazione su 2 (43%) non fa praticamente nulla per prevenire frane e alluvioni.

Unica nota positiva, si fa per dire, e’ che il 76% dei comuni ha un piano d’emergenza in caso di pericolo: ma nel 51% dei casi si tratta di piani non aggiornati negli ultimi due anni. Perche’ accade tutto cio’? ”L’eccessivo consumo di suolo – sottolineano Legambiente e Protezione Civile – l’urbanizzazione diffusa e caotica, l’abusivismo edilizio, l’alterazione delle dinamiche naturali dei fiumi, l’estrazione illegale di inerti, la cementificazione degli alvei, il disboscamento dei versanti collinari e montuosi, contribuiscono in maniera determinante a sconvolgere l’assetto idraulico del territorio e determinano un’amplificazione del rischio, che interessa praticamente tutto il territorio nazionale”. Cose che sono sotto gli occhi di tutti.

‘Qualche giorno fa ero a Nocera Inferiore – hadetto il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli – e mi sono state fatte vedere delle abitazioni costruite nelle vasche borboniche, cioe’ nelle zone di espansione del fiume previste proprio dall’uomo” gia’ un secolo fa. Situazione identica a decine di realta’ sparse per l’Italia. Per questo, accusa Gabrielli, non solo ”e’ irresponsabile” ma e’ anche ”criminale” costruire in certe aree del paese. Case, ospedali, scuole, ”realizzati, e spesso consentiti, grazie a sanatorie e condoni, che hanno dato alla gente e alle amministrazioni la legittimazione” a fare cio’ che non andava fatto.

Per uscire da questa situazione ci sono soltanto due strade: da un lato un intervento massiccio – la ”vera ‘grande opera’ che serve all’Italia”, dice Legambiente – per mettere in sicurezza l’esistenze e bonificare fiumi e torrenti, ”il tallone d’Achille del paese”; dall’altro una assunzione di responsabilita’ da parte degli stessi cittadini e delle amministrazioni, che devono essere consapevoli di vivere in un paese dove il rischio deve essere considerato accettabile. Il che significa capire che o si fanno interventi per mettere in sicurezza gli edifici pubblici e privati oppure, se questi si trovano in aree a rischio, si delocalizzano. Una pratica per il momento sconosciuta agli italiani visto che solo il 6% dei comuni che si trovano in aree a rischio ha intrapreso iniziative di delocalizzazione e solo il 3% ha fatto lo stesso per insediamenti e fabbricati industriali. ”Dobbiamo fare ancora molto per una vera cultura di protezione civile – ha concluso Gabrielli – che passa per la consapevolezza dei cittadini di vivere in un territorio che abbiamo violentato e abusato. E che non fa altro che rimandarci indietro con gli interessi le violenze che ha subito”.