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Ferrara (Enea): a Cancun un nulla di fatto sulle questioni importanti

12 dicembre 2010 0 commenti

Dall’inviato ALESSANDRO FARRUGGIA

CANCUN

Vincenzo Ferrara

Vincenzo Ferrara

“La Conferenza di Cancun è finita in sostanza con un nulla di fatto sulle questioni importanti e con un premio di consolazione per le questioni collaterali”. Vincenzo Ferrara (Enea), fisico dell’atmosfera e dal 1992 al 2006 storico rappresentante (focal point) dell’Ipcc in Italia fa un bilancio della conferenza sul clima di Cancun. Al solito diretto e sincero, parla fuori dai denti.

Si può dire che la conferenza di Cancun è servita a “costituzionalizzare” l’accordo di Copenaghen, riportandolo in sede di conferenza sul clima?

“L’accordo di Copenhagen era un pezzo di carta che, dal punto di vista ufficiale delle Nazioni  Unite, non esisteva, perché la COP della UNFCCC non lo ha approvato, né lo ha adottato, ma ne ha solo preso atto. Quindi per riportarlo in sede Convenzione serviva una decisione quanto  meno sui punti più importanti (2°C, finanziamenti, ecc) perché ci fosse un presupposto  formale e la premessa ufficiale di quello che fa o si vorrebbe fare. E così è stato fatto”.

E questo è un male?

“No ma serviva innanzitutto molta più chiarezza. Mi spiego Sulla base di decisioni precedenti (COP 11 di Montreal del 2005 e COP 13 di Bali del 2007) erano state preparate due bozze di trattati, snobbate a Copenhagen e ripresentate ora a Cancun: quello di lungo periodo (AGW-LCA) e gli  emendamenti per il prolungamento (o la proroga) al protocollo di Kyoto (AGW-KP). Bisognava decidere  che fine faranno. Rimangono in vita entrambi, ma ben distinti e separati? Quello di Kyoto confluisce in quello di lungo periodo?  Quello di Kyoto si butta via e si prende solo quello di lungo periodo?  Si buttano via entrambe le bozze e si mette appunto un  nuovo trattato? Bisognava deciderelo perchè  questa è la premessa fondamentale per le decisioni successive”.

E così non è stato fatto.

“Sbagliando. Una volta deciso il punto precedente, bisognava passare poi a valutare e decidere quale forma legale avranno i due trattati o l’unico trattato  o il mix di trattati, ecc e come evitare il gap al 2012. Questo è un altro punto fondamentale, per capire se stiamo parlando davvero di obblighi  e impegni legalmente vincolanti (e per chi) oppure di aria fritta. Una volta deciso il punto 2, sarebbe stato possibile  decidere poi su obiettivi ed azioni di breve periodo (se ci saranno e se dentro o fuori il  protocollo di Kyoto) e obiettivi ed azioni di più lungo periodo, incastrandole in modo coerente nel  quadro (o ei quadri) definiti dal punto 2”.

E invece…

“Invece il processo è stato rovesciato! Si è discusso e si è deciso su cose collaterali (punto 4) senza avere nessuna idea di quella che sarà il futuro o i futuri trattati (punto 3 e punto 2). E’ come stabilire come saranno le maniglie delle
porte ed il colore dei lampadari di una casa di  manca il progetto (anche se ci sono più progetti ma non si è deciso quale scegliere)  e di cui non  si ha idea come realizzarla e dove realizzarla (anche se sono stati messi a punto vari strumenti  ma non si sa se e quale utilizzare). E non lamentiamoci poi se ci vorranno ancora anni per dare vita a misure credibili…”.