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Biodiversità, la Convenzione di Ramsar compie 40 anni. Lipu: “L’Italia faccia di più per le zone umide”

1 febbraio 2011 0 commenti

aree umideLa Convenzione di Ramsar, il trattato internazionale per la conservazione e la gestione degli ecosistemi naturali, compie 40 anni. E per celebrare l’evento, che quest’anno coincide con la ‘Giornata mondiale delle zone umide’, in tutto il mondo sono tante le manifestazioni in programma. Grandi manifestazioni in Iran, paese dove nel 1971 si firmo’ il trattato: il 5 e 6 marzo ministri, diplomatici ed esperti provenienti da tutti i paesi e ong si danno appuntamento prima a Teheran e poi Ramsar per incontri, dibattiti, tavole rotondo per sottolineare l’importanza delle zone umide, quanto fatto in questi decenni e cosa fare per quelli a venire.

Previste anche escursioni attorno alle zone umide di Ramsar e del mar Caspio. In Cina organizzato il secondo ‘Festival culturale delle zone umide’ (China wetlands cultural festival), che vede attivita’ in parchi, riserve naturali e nei dipartimenti governativi. Ancora, negli Stati Uniti prevista per marzo una pubblicazione speciale sull’argomento con sette diverse tematiche (tra cui ‘40 anni di attuazione di convenzione di Ramsar’, ‘Le sfide per il futuro’, ‘Obblighi e non adesioni a Ramsar’). In Gran Bretagna si festeggera’ dal 22 al 24 febbraio in occasione del convegno ‘Wetlands international board of management’ in programma a Edimburgo.

In Messico, paese ospitante dell’ultima conferenza mondiale sul clima, i festeggiamenti sono gia’ partiti: da oggi e fino a mercoledi’ il governo di Citta’ del Messico, insieme al segretariato di Ramsar per le Americhe, da’ vita al ‘Festival delle zone umide’ a Hualtulco per celebrare i 40 anni della Convenzione nel continente. E mercoledi’ parteciperanno il presidente del Messico, Felipe Calderon, e il segretario generale della Convenzione di Ramsar, Anada Tiega. Assente dalla lista dei paesi con manifestazioni programmate il Sudafrica, paese ospitante la Conferenza mondiale sul clima del 2011.

Celebrazioni in calendario anche per Australia (che per l’occasione ha realizzato un ciclo di lezioni ‘ad hoc’ per i bambini degli asili), Botswana, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Giappone, Ungheria (presidente di turno dell’Ue, che celebrera’ durante l’incontro dei Direttori per la natura dei paesi membri), Kazakistan, Madagascar (tra cui opere di riforestazione), Malesia, Nuova Zelanda (con il ‘target 40 campagn’: 40 ettari di territorio protetti, 40 chilometri nuovi di recinzioni, 40 eventi di celebrazioni), Rwanda (designera’ due nuove aree da inserire nella ‘Lista Ramsar’), Senegal, Serbia (ogni due settimane verranno designate due aree da inserire nella ‘Lista Ramsar’ e pubblicate sul sito internet dell’Istituto per la conservazione della natura della Serbia), Slovacchia, Sudan, Svizzera e Turkmenistan.

LIPU: “ATTENZIONE ALLE ZONE UMIDE ITALIANE: SONO 52″

In Italia ci sono 52 zone umide considerate di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar e inserite nella ‘Lista Ramsar’, per un totale di oltre 60 mila ettari di territorio sotto tutela. Sulla carta. Perche’, spiega  il direttore ‘Area conservazione natura della Lipu-Birdlife Italia’, Claudio Celada, nel nostro paese “c’e’ un problema di gestione” delle stesse zone umide, tanto che la superficie protetta “ha subito un tracollo” nel corso degli ultimi 10-15 anni. Colpa di “caccia e bracconaggio”, e di una “scarsa attenzione delle istituzioni”, specie a livello locale.

Come spiega Celada, “il grosso problema in Italia e’ che ogni volta che si parla di politiche ambientali c’e’ il ministero dell’Ambiente che fornisce le linee guida e ci sono le Regioni che devono poi attuarle”. O meglio, ci dovrebbero essere gli enti locali, perche’ poi all’atto pratico “c’e’ un insoddisfacente grado di attuazione delle linee guida”. E allora, denuncia Celada, poi “assistiamo al caso, come quello recente, di cacciatori nei Pantani in Sicilia, zone riaperte nonostante la caccia dovrebbe essere vietata”. Detto in altri termini, “c’e’ forse piu’ attenzione da parte dello Stato che da parte della Regioni”, anche se “si potrebbe fare meglio su entrambi i versanti”. Si potrebbe, e forse si dovrebbe. Perche’ su 31 specie animali censite nelle zone umide italiane, sottolinea l’esponente Lipu, “undici si trovano in cattivo stato di conservazione, 17 in uno stato di conservazione inadeguato, e solo 3 specie sono in uno stato di conservazione favorevole”. E come se non bastasse, “negli ultimi 10-15 anni tutte le specie legate ai canneti hanno conosciuto un declino”.

Per le zone umide italiane “i problemi sono tanti, e non vengono affrontati in modo adeguato”, continua il direttore Area conservazione natura della Lipu-Birdlife Italia, Claudio Celada. Ma l’animalista guarda anche il bicchiere ‘mezzo pieno’: nel nostro paese, afferma, “non e’ che il numero di zone umide sia basso, anzi”, e “la situazione non e’ totalmente negativa”. Si tratta solo di “mettere in atto una strategia di conservazione ecologica di questi ambienti”. In tal senso, suggerisce Celada, “spostare un po’ di manodopera per la gestione di questi habitat potrebbe essere una strategia intelligente e fruttuosa”, dato che “potrebbe generare un’economia interessante”. Cosi’ facendo “non si intaccherebbe alcun patrimonio, ma al contrario si valorizzerebbe un patrimonio”.

Eppure, nonostante questo patrimonio fatto di zone umide, l’Italia arriva al quarantesimo anniversario della Convenzione di Ramsas senza alcuna celebrazione in programma. “Non mi preoccupa non avere celebrazioni- spiega Celada- troppe volte assistiamo a celebrazioni che poi restano fini a se’ stesse. Quello che serve- sottolinea- sono proposte concrete”. Perche’ a ben vedere “passi avanti formali di protezione sono stati fatti”. Ma solo formali. Ecco perche’, conclude l’esperto Lipu, occorre “mettere in atto una strategia di conservazione”.