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Decreto rinnovabili, salta il tetto degli 8 mila megawatt. Incentivi ridotti da giugno

3 marzo 2011 0 commenti

eolicoScompare il tetto degli 8.000 Mw agli aiuti al fotovoltaico dal testo del decreto legislativo sulle rinnovabili. Un testo, quello approvato oggi dal Consiglio del Ministri, composto di 43 articoli, divisi in nove titoli, e di quattro allegati ‘tecnici’.

L’attuale regime di incentivi al fotovoltaico restera’ in vigore fino a fine maggio mentre da giugno partira’ un nuovo regime di aiuti. Lo stabilisce il decreto approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, nel quale si legge che le disposizioni attualmente in vigore ”si applicano alla produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici per i quali l’allacciamento alla rete elettrica abbia luogo entro il 31 maggio 2011”. Per il nuovo periodo dovra’ essere determinata la previsione della produzione di rinnovabili e l’entita’ degli incentivi sulla base del mercato. Un sistema che andra’ verso una progressiva riduzione degli incentivi.

In particolare, nel decreto di giugno si fisseranno i seguenti principi: ”Determinazione di un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le tariffe incentivanti; determinazione delle tariffe incentivanti tenuto conto della riduzione dei costi delle tecnologie e dei costi di impianto e degli incentivi applicati negli Stati membri dell’Unione europea; previsione di tariffe incentivanti e di quote differenziate sulla base della natura dell’area di sedime”

Sui terreni agricoli sara’ possibile produrre al massimo 1 MW di energia fotovoltaica e utilizzare per gli impianti di produzione non piu’ del 10% del terreno coltivabile.

fotovoltaicoArriva l’obbligo del 50% di energia ‘verde’ per i consumi di acqua calda sanitaria, riscaldamento e ‘raffrescamento’ per le abitazioni italiane entro il 2017.

Lo stabilisce l’articolo 9, che sottolinea come ”i progetti di nuova costruzione ed i progetti di ristrutturazioni rilevanti degli edifici esistenti prevedono l’utilizzo di fonti rinnovabili per la copertura dei consumi di calore, di elettricita’ e per il raffrescamento”. Nella parte degli allegati, viene poi spiegato che gli impianti di produzione di energia termica ”devono essere realizzati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della copertura del 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria e delle seguenti percentuali della somma dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento: a) il 20% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio e’ presentata dal 31 maggio 2012 al 31 dicembre 2013; b) il 35% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio e’ presentata dal 1 gennaio 2014 al 31 dicembre 2016; c) il 50% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio e’ rilasciato dal 1 gennaio 2017”.

In particolare, tali obblighi, spiega il testo, ”non possono essere assolti tramite impianti da fonti rinnovabili che producano esclusivamente energia elettrica la quale alimenti, a sua volta, impianti per la produzione di acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento”. Il mancato rispetto di tali obblighi, sottolinea il decreto, ”comporta il diniego del rilascio del titolo edilizio”.

Niente incentivi per 10 anni a chi truffa sugli incentivi alle rinnovabili, una misura per far fronte alle malversazioni nel settore. All’articolo 21 si stabilisce infatti che “non hanno titolo a percepire gli incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, da qualsiasi fonte normativa previsti, i soggetti per i quali le autorita’ e gli enti competenti abbiano accertato che, in relazione alla richiesta di qualifica degli impianti o di erogazione degli incentivi, hanno fornito dati o documenti non veritieri, ovvero hanno reso dichiarazioni false o mendaci”. Fermo restando il recupero delle somme indebitamente percepite, “la condizione ostativa alla percezione degli incentivi ha durata di dieci anni dalla data dell’accertamento e si applica alla persona fisica o giuridica che ha presentato la richiesta”. Oltre al richiedente ‘furbetto’ degli incentivi cordoni della borsa chiusi anche per il legale rappresentante che ha sottoscritto la richiesta; il soggetto responsabile dell’impianto; il direttore tecnico; i soci, se si tratta di societa’ in nome collettivo; i soci accomandatari, se si tratta di societa’ in accomandita semplice; gli amministratori con potere di rappresentanza, se si tratta di altro tipo di societa’ o consorzio.

REALACCI (PD): PER FORTUNA UN PASSO INDIETRO

«La situazione non è ancora chiara, ma siamo di fronte ad un importante passo indietro rispetto al colpo mortale che il Governo stava per sferrare alle fonti rinnovabili. Uno stop che si è avuto grazie alla mobilitazione che ha visto impegnati, oltre che il Partito Democratico, anche forze economiche e sociali, addetti al settore, istituzioni e numerosi esponenti della maggioranza a cominciare dal Ministro Prestigiacomo». Lo afferma Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd commentando il decreto sulle rinnovabili presentato in Consiglio dei Ministri. «Ora è prioritario dare subito regole certe per far proseguire positivamente l’Italia nelle rinnovabili, un settore strategico per il futuro del nostro paese e che va migliorato per essere più trasparente, eliminando abusi e sprechi, con procedure semplificate e con contributi decrescenti in modo da favorire le tecnologie più innovative e sostenere il pieno ingresso nel mercato -aggiunge Realacci- E per questo chiediamo che il Governo venga a riferire al più presto in Parlamento, perchè nei particolari si nasconde il diavolo». «Un’Italia che finalmente si è messa in moto in questo campo», conclude Realacci, «e che si pone in Europa obiettivi ambiziosi come quelli di paesi come la Germania, ha bisogno di regole chiare e trasparenti. L’incertezza è nemica del futuro».

PRESTIGIACOMO: BENE, L’ITALIA RESTA NEL SETTORE

L’Italia rimarrà “saldamente dentro il settore delle rinnovabili, dando una prospettiva di sviluppo alle migliaia di aziende e alle decine di migliaia di lavoratori che operano nella filiera e assicurando un ruolo di protagonista al nostro paese anche nella ricerca che in questo campo sta facendo continui progressi con una prospettiva di riduzione del costo/chilowat che nel futuro potrà rendere queste fonti competitive rispetto ai combustibili fossili”. Così il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, secondo la quale il decreto  “punta a dare stabilità e ‘moralità’ a un settore chiave per l’energia del futuro”. Bene per il ministro il non aver “fissato alcun tetto, a 8000 mila megawatt, per le istallazioni di solare, che avrebbe rischiato di bloccare lo sviluppo del comparto, e al contempo si è adottata una strategia per contenere i costi sulla bolletta energetica e per intensificare i controlli contro le truffe e le frodi”. Dal prossimo giugno, prosegue Prestigiacomo, saranno fissati con un decreto interministeriale i nuovi obiettivi delle diverse rinnovabili, con step intermedi annuali e i parametri tariffari. Raggiungeremo un punto di equilibrio che terrà conto: dell’obiettivo europeo del 17% di rinnovabili al 2020; della progressiva riduzione dei costi dei materiali per l’istallazione degli impianti; dei livelli di incentivi presenti negli altri paesi europei.

LEGAMBIENTE: EFFETTI NEGATIVI GIA’ NEL 2011

«Neanche la mobilitazione di questi giorni di cittadini e aziende, associazioni ambientaliste e di settore, parlamentari di entrambi gli schieramenti, è riuscita a fermare un decreto che avrà effetti gravi e dannosi sulle rinnovabili in Italia, visibili già nel 2011». Edoardo Zanchini, responsabile energia e infrastrutture di Legambiente, commenta così il decreto legislativo sulle rinnovabili approvato oggi dal Consiglio dei ministri. «Per il solare fotovoltaico, imprenditori e cittadini -dice Zanchini- sono lasciati nella più totale incertezza. Solo chi ha già i cantieri aperti e finirà entro maggio avrà sicurezza sugli incentivi». «Da giugno entrerà in vigore un nuovo sistema con tariffe più basse ma anche un ‘limite annuale alle installazionì che non darà garanzie a chi vuole investire» aggiunge il responsabile di Legambiente per l’energia sottolineando che «per eolico, biomasse e idroelettrico la situazione è ancora più grave, visto che è prevista l’introduzione di un fallimentare sistema di aste al ribasso che, in passato, ha già dato risultati scadenti e solo a uno sconto sul taglio retroattivo agli incentivi, passato dal 30 al 22%». Legambiente sottolinea inoltre come siano stati «stravolti il testo e gli obiettivi per le fonti rinnovabili della Diretiva Europea che si doveva recepire». Per questo l’associazione ambientalista annuncia che «chiederà alla Commissione europea di verificare la coerenza del provvedimento Romani con gli obiettivi vincolanti al 2020 e il Piano italiano per lo sviluppo delle rinnovabili, presentato pochi mesi fa a Bruxelles».