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Balena spiaggiata sul litorale di San Rossore: aveva il morbillo

11 marzo 2011 0 commenti

balenaEra affetta da infezioni da morbillivirus e toxoplasma condii la balena spiaggiata lo scorso 27 gennaio sul litorale del Parco di San Rossore a Pisa. Lo hanno rivelato i risultati della necroscopia appena conclusa. Le indagini sono state coordinate dall’Unità di Intervento Nazionale per la Gestione di Spiaggiamenti Straordinari istituita dal Ministero dell’Ambiente presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Padova, condotte in collaborazione dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta e di altre istituzioni pubbliche competenti.

Dai risultati delle analisi è stato anche possibile rilevare che lo stato di salute dell’esemplare era compromesso da una ridotta funzionalità del rene e da un digiuno prolungato. I risultati preliminari delle indagini tossicologiche svolte dal Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di Siena hanno infine evidenziato alti livelli di contaminanti. Arpat ha fatto sapere che “alla luce delle scoperte effettuate è chiaro che si renda necessario il monitoraggio costante e sistematico degli spiaggiamenti al fine di ricavare elemen ti utili ai programmi di conservazione di questa specie”.

La Regione Toscana, da parte sua, ha costituito un Gruppo di lavoro sulla balena di San Rossore, coordinato dall’Osservatorio toscano dei cetacei, con Arpat, Università di Firenze, Università di Siena, Università di Padova e Parco regionale di Migliarino-San Rossore per portare avanti gli studi all’ecosistema che potrà svilupparsi intorno alla carcassa. In particolare, identificato il punto esatto di affondamento, alla profondità di 49 metri, è stato provveduto ad un primo sopralluogo tramite il battello oceanografico di Arpat Poseidon, procedendo a vari tipi di ecoscandagli e utilizzando un SideScanSonar, ovvero un sistema acustico per indagare la morfologia del fondale che individua l’eventuale presenza di anomalie.

L’Istituto Zooprofilattico di Torino afferma che “la rinvenuta presenza di infezioni a carico dell’esemplare spiaggiato evidenzia la necessità di approfondire gli aspetti sanitari di questi animali che, pur vivendo in un ambiente distante dal nostro come le profondità marine, rivestono comunque un ruolo epidemiologico non trascurabile”. Per questo, l’Università di Padova e Pavia con il Museo di Storia Naturale di Milano stanno lavorando, su finanziamento apposito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e in collaborazione funzionale con il Ministero della Salute per la parte di propria competenza sanitaria territoriale, alla creazione della Rete Nazionale degli Spiaggiamenti dei Cetacei.