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Greenpeace e Legambiente in piazza per ricordare Chernobyl. E per non scordare il referendum

26 aprile 2011 0 commenti

Associazioni mobilitate per l’anniversario di Chernobyl.

CERNOBYLOggi alle prime luci dell’alba attivisti di Greenpeace hanno trasformato il Circo Massimo in un memoriale a cielo aperto piantando duemila croci per ricordare le vittime della tragedia nucleare di Cernobyl nel giorno del 25/mo anniversario dell’esplosione del reattore.   ”Queste croci ricordano simbolicamente le vittime di Cernobyl – dichiara Salvatore Barbera, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace Italia – ciò che abbiamo imparato dall’incidente è che l’energia nucleare è troppo pericolosa per avere un futuro. Una lezione che molti governi, compreso il nostro, si ostinano a ignorare”.  Sulle croci piantate dagli attivisti di Greenpeace c’è anche la data del 12-13 Giugno 2011, quando dovrebbe tenersi il referendum sul nucleare che il governo italiano sta cercando di affossare. Secondo Greenpeace ”il governo, che è responsabile di aver cercato di riportare il nucleare in Italia, cerca solo di prendere tempo e di confondere i cittadini”. E’ ”paradossale che a meno di due mesi dal referendum gli italiani non sappiano ancora con sicurezza se verranno chiamati a decidere su un tema tanto importante come quello del nucleare. Il governo, invece di sabotare il referendum cercando di truffare gli italiani, deve dichiarare una volta e per sempre la fine del nucleare in Italia, prendendo impegni solenni per promuovere le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica” afferma Barbera.  ”Le conseguenze del disastro di Cernobyl interessarono tutto il continente europeo e persistono ancora oggi” sottolinea l’associazione ambientalista. Uno studio pubblicato da Greenpeace nel 2006 indica che sulla base delle statistiche oncologiche nazionali della Bielorussia, i casi di cancro dovuti alla contaminazione di Cernobyl sono stimati in 270mila di cui 93mila letali nei 70 anni successivi all’incidente. E a marzo scorso una squadra di esperti di Greenpeace ha realizzato una serie di analisi nella regione circostante la centrale, riscontrando sia un rischio per la fragilità del sarcofago che attualmente copre il reattore, sia la presenza di alimenti contaminati nella zona.

Un flash mob contro il nucleare per le vie del centro di Milano è stato invece organizzato da Legambiente: alcuni attivisti, vestiti con tute antiradiazioni, hanno consegnato simbolicamente mele radioattive ai passanti. Così Legambiente ha voluto tenere acceso un riflettore di memoria nel giorno in cui tutto il mondo ricorda il 25esimo anniversario dell’incidente nucleare di Chernobyl e quest’anno anche il disastro di Fukushima. “Entrambi, nonostante il tempo trascorso, ferite ancora aperte e grandi incognite che pesano sul futuro di intere comunità nazionali – sottolineano gli ambientalisti – tanto in Ucraina quanto in Giappone. Una data che si carica di significato nei confronti dell’energia dall’atomo che si è dimostrata ancora una volta una tecnologia intrinsecamente insicura e, ad ogni modo, incompatibile con qualsiasi idea di progresso e di futuro energetico sostenibile”.
“Da queste tragedie, ma anche da quelle legate alle energie fossili, viene una lezione fondamentale per l’umanità – dice Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – la questione energetica è troppo strategica per lasciarla in mano a lobby ed oligarchie che dispongono di mezzi e risorse capaci di spostare le decisioni dei governi e di trascinare intere popolazioni in catastrofi e conflitti. Occorre lavorare per ridistribuire la sovranità energetica, possibilità divenuta concreta grazie alle energie rinnovabili: quello delle rinnovabili non è più un sogno, ma un cantiere aperto, che chiede alla politica azioni regolative e infrastrutturali, senza altri tentennamenti”. “Il ritiro del decreto nucleare, se avverrà, sarà una vittoria del movimento referendario. Ma a noi non basta una vittoria a tavolino – prosegue Di Simine – vogliamo che il dissenso popolare costituisca la pietra tombale per ogni futura velleità nuclearista nel nostro Paese, e allo stesso tempo chiediamo alla comunità internazionale un rigoroso processo di verifica della sicurezza delle centrali in esercizio. La dismissione globale del nucleare è iniziata, e deve procedere senza intoppi né interferenze da parte delle lobby energetiche: per questo la nostra mobilitazione antinucleare continuerà”. “L’uscita definitiva dal nucleare – conclude Legambiente – sarebbe un fatto storico per l’Italia e un segnale prezioso per l’intera comunità internazionale. In tutta Europa infatti è incorso la exit strategy dal nucleare e gli Stati membri stanno approntando piani di sviluppo basati sull’efficienza energetica e sulle energie rinnovabili, per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni e della dipendenza energetica. E’ questa la strada che anche la Lombardia deve intraprendere, attraverso un coerente Piano Energetico Regionale che, per ora, esiste solo nei buoni propositi annunciati in campagna elettorale da Formigoni. Il prossimo appuntamento del movimento antinucleare sarà sabato 30 aprile sul ponte del Po tra Viadana (Mantova) e Boretto (Reggio Emilia), dove Legambiente parteciperà alla catena umana tra le due sponde del fiume”.