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Studio: nel sangue dei cani alti livelli di ritadanti di fiamma

26 aprile 2011 0 commenti

Scienziati dell’Indiana University (Usa) hanno scoperto sostanze chimiche ritardanti di fiamma nel sangue di un campione di cani, a concentrazioni da 5 a 10 volte superiori rispetto a quelle umane. Il loro studio appare questo mese sulla rivista ‘Environmental Science & Technology’ e ha fra i suoi obiettivi quello di “capire se gli animali domestici possano servire da ‘biosentinelle’ nel monitoraggio dell’esposizione a composti presenti nelle famiglie in cui essi abitano”, spiegano gli autori.

 I cani, aggiungono, si prestano a questo tipo di osservazione, perche’ il loro metabolismo e’ ‘equipaggiato’ meglio per combattere le sostanze chimiche, piu’ di quello di ogni altro animale da compagnia.
Lo studio si concentra sulla presenza di eteri di difenile polibromurato nel sangue dei cani e negli alimenti commerciali a loro destinati. Queste sostanze sono ampiamente usate come ritardanti di fiamma nei mobili per la casa e nelle apparecchiature elettroniche.  Sono composti in grado di migrare al di fuori dei prodotti che li contengono e diffondersi nell’ambiente. “Anche se circolano da tempo – dicono gli esperti – non sappiamo molto sugli effetti
tossicologici di questi composti sugli esseri umani o animali”.

 caneIl gruppo ha dunque analizzato la presenza dei ritardanti di fiamma nel sangue di 17 cani abituati a vivere in casa. Hanno inoltre esaminato campioni di alimenti secchi per cani che costituivano la dieta di questi pet, cercando di capire se il cibo potesse essere una delle principali fonti di esposizione a eteri di difenile polibromurato. La concentrazione media delle sostanze nel sangue dai cani e’ risultata di circa 2 nanogrammi per grammo, circa 5-10 volte superiori ai livelli riscontrati negli esseri umani nei pochi studi a disposizione. Nei campioni di alimenti per cani, i ricercatori hanno trovato eteri a livelli medi di circa 1 nanogrammo per grammo: una quantita’ molto maggiore rispetto a quanto si ritrova nella carne e nel pollame venduti come cibo per gli esseri umani, suggerendo gli eteri di difenile polibromurato derivano dalla lavorazione piuttosto che dalle fonti di cibo.