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Simulazione di Legambiente: con incidente nucleare a Montalto, 600 mila evacuati

8 giugno 2011 0 commenti
La centrale del Garigliano

La centrale del Garigliano

 Quasi 600mila persone evacuate fino alle porte di Roma e alla Sabina , un danno irreparabile alla vita di decine di centinaia di migliaia di famiglie, studi interrotti nelle 51 istituzioni scolastiche presenti e suddivise in oltre 200 plessi, lavoro perso per quasi tutti, agricoltura in ginocchio per le 38.115 aziende del territorio che coltivano 280.596 ettari, 3,5 milioni di capi abbattuti tra bovini, suini, ovini e pollame vario nelle 7 mila aziende,  attività produttive e servizi cancellati, nella sola Tuscia 522 strutture ricettive da chiudere oltre a 288 agriturismi, 21 campeggi, 48 stabilimenti balneari e 590 ristoranti, decretando l’ovvia fine del turismo.

Questo il possibile scenario post incidente atomico in una ipotetica centrale nucleare a Montalto di Castro (Viterbo) delineato da Legambiente Lazio nel dossier ”Roma come Fukushima?”, realizzato a pochi giorni dal voto dei referendum. ”E’ un futuro sul quale non avremmo proprio mai voluto nemmeno riflettere, eppure esattamente quanto sta tragicamente vivendo la popolazione giapponese e quanto da venticinque anni si sta protraendo a Cernobyl, un disastro che non deve mai pi avvenire e che nello scenario di Roma e del Lazio agghiacciante, fa tremare al solo pensiero” dice Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio.  Altro che sciacallaggio, stiamo parlando di centinaia di migliaia di persone in carne e ossa strappate dalla loro vita in Giappone, dai loro affetti, dalle loro abitudini, dal loro lavoro” dice. ”E’ forse – aggiunge Lorenzo Parlati – la cosa piu’ tragica che puo’ accadere, un forzoso esodo di massa verso un’esistenza senza senso, con l’impossibilità di rientrare nella propria casa e di mantenere la vita nella propria comunita’ Il nucleare dopo Cernobyl purtroppo ancora una volta in Giappone ha evidenziato questi inaccettabili rischi concreti, questo sporco futuro deve essere fermato dai cittadini votando Sì ai referendum del 12 e 13 giugno”.

 Nel caso di Fukushima, rileva Legambiente, il governo giapponese ha dapprima fissato un raggio di esclusione di 20 chilometri dalla centrale entro la quale sono stati evacuati tutti, esteso poi a 30 chilometri, mentre si parla proprio in questi giorni di un’estensione a 60 chilometri, a seguito delle misure di radioattivit effettuate.  L’ambasciata americana ha, invece, subito prontamente consigliato ai propri concittadini che si trovavano nell’area di Fukushima di allontanarsi ad almeno 80 chilometri dalla centrale, in modo cautelativo. Non esiste, in realta’, una distanza di sicurezza entro la quale non esistano danni, anzi nel caso dell’incidente di Cernobyl molte autorevoli fonti hanno evidenziato incrementi tumorali anche in Francia e in Gran Bretagna a migliaia di chilometri, ma per questa stima non ne abbiamo voluto tener conto, prendendo in esame il raggio minimo di 80 chilometri proposto dagli americani. Con risultati agghiaccianti.

Se la centrale in energenza, poi, dovesse essere a Borgo Sabotino (Lt), lo scenario in caso di un incidente sarebbe ancora peggiore, secondo il dossier: la citta’ di Latina nel raggio dei 20 chilometri, quello piu’ stretto dove la radioattivita’ perdurerebbe per centinaia di anni. E il raggio piu’ allargato di 80 chilometri vede pienamente dentro anche la Capitale oltre ai Castelli romani e a Frosinone con quasi l’intera provincia, con uno scenario impensabile.  In questo caso sono oltre 3,5 milioni le persone evacuate negli 80 chilometri fin dentro Roma, mille istituzioni scolastiche bloccate, agricoltura in ginocchio per 100 mila aziende, tralasciando attivit produttive, servizi e attivit turistico ricettive distrutte con numeri e storie allucinanti.

 ”Nemmeno se fosse l’unica alternativa possibile -afferma Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Laziosi potrebbe scegliere il rischio del nucleare, e non lo visto che efficienza risparmio energetico e fonti rinnovabili stanno gi cogliendo obiettivi pure superiori a quelli dell’atomo, i cittadini mettano una croce sul Sì ai referendum per bloccare questa assurdità -. Non lo dice nessuno ai romani, ai viterbesi, agli abitanti di Frosinone, Latina e Rieti che dovrebbero essere evacuate decine di migliaia di ettari del Lazio, nel caso ci fosse un incidente come quello di poche settimane fa in Giappone nelle ipotetiche centrali di Montalto di Castro o di Borgo Sabotino. Impossibile, purtroppo no, la vecchia tecnologia in sostanza la stessa e il nostro territorio delicato e sismico come abbiamo tristemente verificato a L’Aquila, con possibili tsunami come quello che nel 1908 ha distrutto Messina e Reggio alto 13 metri, quasi come quello dell’11 marzo scorso a Fukushima che
stato di 14 metri”.  ”Basta chiacchiere, tutti al voto, ora di parlare di cose serie, di puntare i tanti soldi che i cittadini pagano ogni anno in bolletta sulle rinnovabili, l’efficienza e il risparmio e non su dannosi e costose centrali nucleari”.