Referendum, la Chiesa si mobilita per l’acqua. Dal basso
Nel 2005 fece clamore l’invito del cardinale Camillo Ruini a disertare il referendum sulla procreazione medicalmente assistita. Qualche “cattolico adulto” come l’allora premier Romano Prodi disubbidì, ma la consultazione fallì miseramente. E il porporato che allora guidava la Conferenza episcopale italiana si intestò il successo di aver partecipato ad affondare una modifica legislativa in contrasto con i dettami della Chiesa.
Oggi il cardinale Angelo Bagnasco, successore di Ruini alla guida della Cei, ha cautamente evitato di dare indicazioni di voto e non manca chi, nella galassia cattolica, consiglia di restare a casa.
Ma il referendum, soprattutto quello sull’acqua, ha riacceso una mobilitazione della Chiesa che non si vedeva da anni, trasversale, capillare, estesa dai vertici alle parrocchie. E che, questa volta, punta a far riuscire il referendum. La Conferenza episcopale italiana cerca di ‘deploiticizzare’ la consultazione popolare e, per mezzo del suo quotidiano ‘Avvenire’, ha invitato a valutare i quattro quesiti nel merito. I vescovi si smarcano, così, da chi intende il referendum di domenica e lunedì come l’ennesimo tentativo di dare la spallata al Presidente del Consiglio Berlusconi. Piuttosto compatto sull’acqua, del resto, il mondo cattolico è più sfaccettato sul legittimo impedimento. Ma, sebbene i sociologhi si interroghino ormai sull’incidenza delle indicazioni ecclesiali sul voto degli italiani, la mobilitazione di preti, suore e semplici fedeli può contribuire a raggiungere il quorum. Tanta è la sensibilità sul tema, che anche il discorso ecologico indirizzato ieri dal Papa ad un gruppo di ambasciatori presso la Santa Sede è suonato come un segnale anti-nuclearista calibrato sui referendum italiani. ‘In alto i vostri quorum’ è la vignetta di Giannelli con il quale il ‘Corriere della sera’ ha commentato le parole del Papa.
Senza citare esplicitamente l’incidente alla centrale giapponese di Fukushima, Benedetto XVI ha però menzionato le “innumerevoli tragedie che hanno riguardato la natura, la tecnica e i popoli” in questi mesi per poi esortare gli Stati a “riflettere insieme sul futuro a breve termine del pianeta” e “sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie adeguate che salvaguardino il patrimonio del creato e non comportino pericolo per l’uomo”. Poco distante dal Palazzo apostolico nel quale parlava Ratzinger, in piazza San Pietro, ieri, un gruppo di missionari si è radunato per un sit-in di canti e preghiere a favore dell’acqua pubblica invocando: “Dacci oggi la nostra acqua quotidiana”. L’acqua “è la madre di tutta la vita, ecco perché siamo qui come preti”, ha spiegato padre Alex Zanotelli. “Quello dell’acqua è un tema etico, morale e di spiritualità”. Come dire che i “principi non negoziabili” della Chiesa non sono solo il ‘no’ all’aborto e alla famiglia gay, ma anche il ‘sì’ all’acqua pubblica. Sebbene i missionari vorrebbero un impegno ancor più esplicito di tutta la Chiesa, le voci a favore del ‘sì’ non sono mancate. La Cei si è espressa nelle scorse settimane per bocca del segretario generale, monsignor Mariano Crociata, che ha sottolineato la necessità di “politiche diverse, attente a salvaguardare l’accesso a questo bene comune non mercificabile, capaci quindi di sostenerne una gestione che ne garantisca a tutti la distribuzione”. Anche mons. Giancarlo Maria Bregantini, presidente della commissione episcopale per la Giustizia e il lavoro, ha esortato e votare e votare ‘sì': “E’ una battaglia di civiltà che non può escludere nessuno. E’ una presa di coscienza che deve coinvolgere tutti. E’ una questione di democrazia e di bene comune”.
Per il Vaticano si è espresso a favore dell’acqua pubblica il cardinale ghanese Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace. Oltre a singoli vescovi che rompono il riserbo episcopale per chiedere di abrogare la norma attuale – come quello di Locri-Gerace Giuseppe Fiorini Morosini, quello di Reggio Emilia Adriano Caprioli o quello di Padova Antonio Mattiazzo – si mobilita soprattutto la Chiesa ‘di base’.
Alla campagna ‘Acqua, dono di Dio e bene comune’, promossa dalla Rete interdiocesana ‘Nuovi stili di vita’, hanno aderito, sinora, ben 46 diocesi italiane. Chiedono di votare ‘sì’ anche i settimanali diocesani riuniti nella Fisc, la Federazione dei settimanali cattolici. Azione cattolica auspica una “ampia partecipazione” ai referendum e, sull’acqua, ricorda che si tratta di “un dono che va tutelato e garantito a tutti, che non può essere sottoposto alla legge del profitto senza rigorose, adeguate e sistematiche garanzie per i più deboli e per la collettività”. Le Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani), invitano i propri iscritti a recarsi alle urne a votare quattro ‘sì’. E la rivista dei gesuiti ‘Aggiornamenti sociali’ sottolinea l’importanza di rivitalizzare l’istituto referendario “soprattutto di fronte a delicate questioni riguardanti il bene comune”.
I francescani di Assisi, poi, fanno ricorso alle parole di San Francesco: “Laudato sii, mi Signore, per sor Aqua la quale è molto utile e umile e preziosa e casta”. A distanza, risponde polemicamente il settimanale ciellino ‘Tempi’ con un articolo intitolato ‘Sorella acqua ma quanto ci costi?’. Più sfumato il sito ‘ilsussidiario.net’, che sottolinea che “occorre guardare al referendum che ci aspetta con cautela, con estrema prudenza”. Ma nel mondo cattolico, comunque, l’arcipelago ciellino si distingue. Il governatore lombardo, Roberto Formigoni, ha dichiarato di non avere intenzione di andare a votare. E sempre ‘Tempi’, testata diretta da Luigi Amicone, sceglie una copertina ironica: “Tutti al mare. L’unico posto dove l’acqua è pubblica e gratis”.