A Durban pronti i testi negoziali. Ora tocca cercare l’intesa. E sarà dura
A Durban sono pronte le bozze di accordo sui due filoni principali: il protocollo di Kyoto e l’accordo di lungo periodo. Nella prima settimana del vertice Onu sui cambiamenti climatici, i testi tecnici sono stati chiusi dai diversi gruppi di lavoro affinche’ lunedi’ mattina vengano sottoposti alla sessione plenaria, e da li’ passare poi nelle mani dei ministri e dei capi di governo nella riunione del 6 dicembre.
Il testo sull’accordo di lungo periodo, definito ‘amalgamato’ (per la confluenza dei contributi dei diversi gruppi di lavoro, ‘contact’ e ‘informals’), porta con se’ un ‘annesso’ con possibili opzioni in base all’andamento dei provvedimenti.
Per il prolungamento del protocollo di Kyoto (che scade nel 2012 il primo periodo di applicazione) si aprirebbe uno scenario in cui si parla di un’estensione diversa rispetto a quella ipotizzata del 2020: una formula ‘transitoria’ ed ‘elastica’ sugli impegni rivedibili (i cosidetti ‘pledge and review’) per costruire un ‘mini-Kyoto 2′ fino al 2015. Questi due binari – quello di lungo periodo e Kyoto 2 – potrebbero poi riunirsi in uno solo e viaggiare insieme dal 2015 in poi.
Permangono invece delle difficolta’ sul fronte della gestione del Fondo verde per il clima (a cui dovrebbe esser garantita una dotazione di 100 miliardi di dollari all’anno al 2020) per consentire una crescita a basso impatto di carbonio ai Paesi in via di sviluppo. I diversi Stati hanno finora espresso posizioni diverse. Un groviglio che dovra’ essere ora sciolto lunedì dall’arrivo dei ministri. O meglio, dovrebbe.
Intanto oltre 10mila persone hanno preso parte oggi alla Global March a Durban. “Unite against global change”, uno striscione di oltre 20 metri tenuto dai diversi attivisti dei movimenti sudafricani, ha fatto da apertura ad un corteo che ha portato le ragioni dei movimenti contadini, dei pescatori, degli ambientalisti e delle comunità religiose fino sotto le finestre del Convention Center. Un percorso simbolico che ha voluto unire le zone popolari della città con il luogo della decisione politica. “E’ stata una manifestazione importante”, ha ricordato Alberto Zoratti, dell’organizzazione equosolidale Fair a Durban come delegato osservatore presso la Cop, “perché ha dimostrato come sul problema del cambiamento climatico ci sia una convergenza di interessi e di speranze che fa la forza di questo movimento”. “I temi sul tavolo negoziale sono sostanziali” ricorda Zoratti, “e vanno da un nuovo periodo di impegni nel Protocollo di Kyoto allo stanziamento, concreto e verificabile, di un Green Fund per combattere il cambiamento climatico ed i suoi effetti. Le posizioni sono distanti, soprattutto perchè i Paesi industrializzati non vogliono scendere a patti con un accordo ulteriormente vincolante” continua Zoratti, “ma il tempo passa e, come ci ricorda l’IPCC, il rischio di impatti pesanti su comunità umane ed ecosistemi è ogni giorno più presente”. “Le soluzioni esistono”, conclude Zoratti, “e parlano di agricoltura ed economia locali, di energie alternative e di un nuovo modello di società che limiti l’invadenza del mercato, la crisi ecologica e climatica è solo l’altra faccia della crisi economica e sociale, è il sistema economico che non regge la sua stessa invadenza, per questo è necessario un cambiamento di rotta”