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Pantelleria: quando l’esperienza non riesce ad insegnare

1 febbraio 2011 0 commenti

Sono 1.300 gli incidenti che nel corso dell’ultimo cinquantennio hanno riguardato le petroliere (nel  70%  durante il trasporto) e più di 5.000 che, a livello mondiale, hanno provocato il rilascio di sostanze pericolose. Di questi, circa 600 hanno causato danni ambientali importanti.  Oltre il 50% degli incidenti ha comportato il coinvolgimento diretto di mare, fiumi o laghi, provocando (il 50% delle volte) lo sversamento di idrocarburi liquidi (petrolio grezzo o prodotti petroliferi di raffinazione).

Inoltre va detto  che il 58% dei quantitativi di prodotti petroliferi notificati (circa 10.000 kton) si trovano

entro 100 metri da un corpo idrico e il 47% (8.000 kton) è posizionato entro 100 metri dalla linea di costa. Più in generale,  il 30% dei quantitativi di sostanze notificati, classificate come “pericolose per l’ambiente” (circa 300 kton), si trovano entro 100 metri da un corpo idrico ed entro 100 metri dalla costa.

Nonostante tutto, ancora oggi, si prosegue con il trasporto di petrolio e con le trivellazioni in mare anche in zone di importanza strategica per la biodiversità e la ricerca. Il caso più recente è quello del Canale di Sicilia e in particolare dell’area di Pantelleria nella quale sono stati individuati ricchi giacimenti petroliferi che hanno dato, da poco, il via alla ricerca attiva dell’oro nero in quel mare

“Area Marina protetta, altro che perforazioni in mare” –  Sembra questo il “grido” degli esperti ISPRA impegnati, proprio in questi giorni nel canale di Sicilia, in un programma di studio per rilevare le zone meritevoli di tutela per gli alti valori di biodiversità. Il tutto finalizzato proprio alla costituzione di un’area marina protetta che impedisca le trivellazioni nel posto. I risultati sono addirittura strabilianti: i fondali dell’isola nascondono non solo specie rarissime come il corallo nero, ma anche quelle mai viste in Italia, come  ben 3 specie di Gorgonie: la splendida gorgonia arancione a forma di candelabro Elisella paraplexauroides, quella a frusta Viminella flagellum, intere pareti rocciose ricoperte dalla piccola e rarissima gorgonia Switia pallida. E’ in quella spledida area che risiedono anche varie specie di corallo nero, il famoso  Antipathella subpinnarta e i più rari Antipathes dichotoma e Parantipathes larix, oltre al  falso corallo nero Savaglia savaglia.

“Le isole di Pantelleria, Lampedusa e Linosi – come spiega Simone Canese dell’Ispra nel video realizzato per far comprendere il possibile danno – sono veri santuari della biodiversità, il cui ruolo per la riproduzione del grande squalo bianco, per l‘alimentazione delle balenottere e per la riproduzione delle tartarughe marine è ormai riconosciuto. Il canale di Sicilia svolge perciò la funzione  di “sentinella” della biodiversità del Mediterraneo.

Guardate con i vostri occhi quale meraviglia l’Italia rischia di perdere:

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