I popoli indigeni del sud est del Perù contro le aziende petrolifere.
Nello scorso mese di giugno aveva fatto scalpore l’uccisione di alcuni indigeni peruviani mentre manifestavano contro lo sfruttamento petrolifero della foresta amazzonica. La situazione oggi forse potrebbe essere ad una svolta, e lo speriamo vivamente.
E’ dal 9 settembre scorso, infatti, che la FENAMAD (Native Federation of the Madre de Dios River and tributaries) l’organizzazione cui fanno capo le popolazioni indigene locali, ha presentato un’istanza contro le compagnie Repsol-YPF, spagnola, e la Hunt Oil, statunitense, riguardo ai programmi di esplorazione petrolifera da questi perpetrati a danni del “lotto 76”: ovvero di una delle aree più belle e vitali all’interno dell’Amazzonia peruviana, nel cuore pulsante della riserva Amarakaeri.
L’argomentazione è duplice: da una parte la violazione del diritto, riconosciuto come fondamentale dalla legislazione internazionale, a “godere di un ambiente adeguato” e dall’altra, la violazione del diritto alla consultazione con i rappresentati delle popolazioni indigeni locali in questioni di loro diretto interesse come specificato nell’ambito dell’art.169 dell’IWO (International Work Organization) di cui il Perù è firmatario.
Spiega il portavoce della FENAMAD:
L’intento è garantire l’immediata cessazione di qualunque attività da parte delle compagnie petrolifere. L’attaccamento a questa terra da parte degli indios fa riferimento a un dono specialissimo del “lotto 76”, ben più importante di qualunque gallone di petrolio: un cuore in cui confluiscono le sorgenti di 6 fiumi. Ognuna di esse costituisce una riserve d’acqua, ma anche di vita, cultura e biodiversità. Uccidere tutto questo costituirebbe un delitto imperdonabile verso queste genti, la foresta tutta e noi stessi. La legge questa volta potrebbe essere dalla nostra parte, speriamo lo sia anche la comunità internazionale e che per una volta le lobby del petrolio siano zittite…