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Gli Yak nel Parco delle Dolomiti Bellunesi

2 dicembre 2009 0 commenti

Camosci, capre e caprioli sulle Dolomiti Bellunesi staranno forse chiedendosi chi mai siano quegli strani, imponenti bovidi che si aggirano nel Parco delle Dolomiti bellunesi. E’ l’ultima iniziativa del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia che, allo scopo di combattere l’avanzata dei boschi, in virtù della voracità degli yak verso quelle erbacce infestanti che pecore e mucche pare proprio non gradiscano, ha pensato di introdurlne, qui, 25 esemplari. Peccato, che gli yak normalmente vivano sugli altopiani del Tibet e lungo le pendici dell’Himalaya…

Sulle Dolomiti bellunesi gli yak potranno vivere in un contesto climatico e ambientale ideale per loro. La convivenza di questi spazzini del bosco con animali di altre specie contribuirà ad accrescere la biodiversità della zona e a favorire la salvaguardia dell’ambiente, valorizzando anche le aree marginali del territorio. Grazie alla vocazione ecologica di questo animale, l’ambiente sarà più pulito e potremo valorizzare ancora di più queste aree, creando anche una ulteriore attrattiva i per il turismo nella zona.

Il piano ha già un precedente: si tratta del progetto di ricerca triennale avviato nel 2005 dal Ministero delle politiche agricole e forestali denominato “L’Allevamento dello yak per il recupero delle aree marginali” dal Cra-Istituto sperimentale per la zootecnia (Isz) di Roma. L’esperimento, che ha condotto gli yak in prossimità dei Monti della Laga, prima, e nel Parco d’Abruzzo, poi, avrebbe consentito un raddoppiamento del numero degli esemplari introdotti in soli due anni attestando, in questo modo, l’alto grado di adattamento di questi animali alle nostre latitudini. Intanto, nel Parco delle Dolomiti bellunesi i bovidi saranno affidati ad un’azienda privata che dovrà garantire il loro benessere, nel pieno rispetto delle norme sui diritti degli animali e in attesa che questi facciano il loro lavoro e che attirino i turisti. Eppure, l’immissione di specie alloctone soprattutto in aree estremamente delicate, sarebbe sempre da proporsi con estrema cautela preferendo - ove possibile - il ricorso alle varietà biologiche preesistenti sul territorio…

Via | Ministero delle politiche agricole
Foto | Flickr