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Il Ministro Bondi e i piani regolatori

31 marzo 2009 0 commenti
Monteriggioni

Monteriggioni

“Guardi che quello che è stato fatto in Italia è stato fatto grazie ai piani regolatori… Il paradosso è che quando non avevamo i piani regolatori costruivamo cose belle, da quando abbiamo i piani regolatori abbiamo costruito malissimo”. Testualmente così il Ministro dei Beni Culturali, On. Sandro Bondi, ha risposto a Fabio Fazio (“Che tempo che fa”, domenica 29 marzo) che gli chiedeva se il cosiddetto “piano casa” del Governo non fosse un azzardo per un Paese come il nostro. Insomma secondo il Ministro le brutture dell’Italia non sono venute dall’incapacità di pianificare, dalla difficoltà di reggere i vincoli e le norme, dal mancato rispetto degli standard urbanistici, dall’edilizia contrattata, dai milioni di abusi edilizi, dagli almeno 10 milioni di domande di condono presentate, dalle migliaia di deroghe concesse ai piani nel nome del consenso elettorale, dall’incapacità della pubblica amministrazione di esprimere pareri, ma dal fatto che ci sono i piani regolatori.Vedendo, soprattutto al Sud, il disordine urbanistico prodotto dall’occupazione selvaggia delle aree più belle (Ischia, per esempio), di quelle a rischio (il Vesuvio), della Magna Grecia con l’infinito calabro (decine di migliaia di costruzioni mai ultimate e quindi infinite); vedendo poi la realizzazione di quartieri popolari in luoghi dichiarati patrimonio dell’umanità (come il Villaggio Mosé nella Valle dei Templi ad Agrigento), di palazzine lungo tratti di costa del Lazio (come Torvaianica o Tor San Lorenzo nei pressi di Roma), di casette ovunque, accanto a muretti a secco e manufatti storici di bellezza straordinaria (come nella Valle d’Itria in Puglia); ebbene vedendo tutto ciò, il Ministro Bondi valuta che il grande imputato sia il Piano Regolatore. Parimenti, gli ordinati paesi della Toscana e delle Marche, i borghi marinari della Liguria, i contesti alpini del Trentino e della Val d’Aosta, sono frutto dello spontaneismo edilizio, del buon gusto dei cittadini che senza piani regolatori hanno determinato l’evoluzione del proprio territorio.

“Quando non avevamo i piani regolatori abbiamo fatto cose bellissime”dice il Ministro. Chissà a quale epoca fa riferimento, a quale modello di città, borgo, paesaggio. Certo non pensa a questo tempo in cui l’interesse edificatorio è dettato da un’esigenza di capitalizzazione economica più che da un’esigenza abitativa. Fatto che non si può trascurare, a meno di non voler fare poesia….

Il Ministro Bondi afferma poi, come già hanno fatto altri esponenti del Governo, che essere contro l’aumento del 20% di aumento delle cubature private (con esclusione dei centri storici i cui gli interventi sarebbero rimessi al parere selle Soprintendenze) significa esprimere sfiducia nei confronti degli italiani e del loro innato senso del bello. La tesi è che nessuno farebbe mai una bruttura a casa propria. Non sembra interessare molto il rischio di condono implicito di tutti gli abusi eseguiti, né sembra interessare l’aumento degli indici di cubatura che indirettamente in questo modo si produrrebbe.

E intanto, ad oggi, non c’è ancora un nuovo testo. Quello vecchio, rimasto “accantonato”, assume così le sembianze di spettro. Qualcuno dice che il Governo è pronto ad un Consiglio dei Ministri straordinario addirittura per mercoledì. Ma nel frattempo nessuno dei nodi sul tavolo sembra essere sciolto.