Home » Gaetano Benedetto » Politiche »

Piano casa: Che fine ha fatto? E intanto la Sardegna…

24 aprile 2009 0 commenti
Cervo sardo - foto di G. Paulis

Cervo sardo - foto di G. Paulis

L’emergenza terremoto ha messo in secondo piano anche il “Piano casa” che il Governo, secondo le intenzioni dichiarate, avrebbe dovuto approvare in breve tempo. In realtà i problemi istituzionali che erano emersi, come abbiamo ripetutamente segnato anche in questo blog, non erano e non sono di facile soluzione e quindi i tempi previsti erano impraticabili al di là del terremoto. La questione, pur sgonfiata rispetto alle prime ipotesi, è tutt’altro che sopita e si sta lavorando su nuovi testi.Tre le linee di azione legislativa che dovrebbero caratterizzare la nuova impostazione del “Piano casa”: un decreto legge, un disegno di legge presentato dal Governo, i provvedimenti normativi che le Regioni (se lo riterranno) dovranno emanare. I contenuti dei vari provvedimenti ancora si conoscono poco, comunque si ritiene quasi certo un intervento sulle procedure autorizzative previste del Codice dei Beni Culturali per le aree vincolate; molto probabile anche una modifica della legge 241/1990 che regolamenta le procedure amministrative. Ora per capire quale potrà essere una strategia di risposta e d’intervento sarà necessario conoscere cosa conterrà il decreto legge (che entro 60 giorni dovrà necessariamente convertito in legge) rispetto a quanto sarà inserito nel disegno di legge (che per la sua approvazione seguirà invece la normale trafila parlamentare); indubbiamente comunque nuove iniziative andranno prese sulle Regioni che, sembra, al di là della rivendicazione di ruolo che hanno inizialmente avuto, sono anche loro interessate ad aprire (seppur con accezioni significativamente differenti) a procedure edilizie semplificate ed ad un incremento delle cubature esistenti.

Prima che il Governo si pronunci, occorre comunque acquisire il parere della Conferenza Unificata Stato Regioni che dovrebbe esaminare il testo della proposta governativa il prossimo 30 aprile; ad oggi comunque nessun testo risulta essere stato ancora formalmente trasmesso. Il tavolo di concertazione che era stato istituito tra i tecnici del Governo e quelli delle Regioni non ha comunque prodotto un testo condiviso, ma semplicemente concordato su questioni di fondo e sull’impostazione procedurale dei vari provvedimenti.

Nel frattempo però alcune Regioni si muovono, in primis Veneto e Sardegna. In particolare in Sardegna la nuova Giunta Regionale presieduta dal Governatore Ugo Cappellacci ha lanciato l’idea balzana (non ancora formalizzata) di concedere più cubatura a chi demolisce sulla costa per ricostruire in posizioni più distanti ed arretrate rispetto al mare. Idea singolare, astrattamente condivisibile, ma siamo davvero curiosi di vedere come verrà articolata. E’ chiaro infatti che non si tratta di consentire aumento di cubature come quelle ipotizzate dal Governo (cioè 35% in caso di abbattimento e ricostruzione), ma di autorizzare aumenti di volumetria che in concreto non facciano perdere il valore delle cubature originali e ammortizzino i costi di demolizione, ripristino dei luoghi originali e ricostruzione. Come tutti sanno, la differenza del valore immobiliare tra una casa fronte mare ed una all’interno può essere anche di tre volte superiore, più ci si sposta lontano dal mare, più il divario dei valori aumenta. L’aumento di volume non sarà mai dunque determinato da cubature premiali, ma dal rapporto dei valori immobiliari con la conseguenza (ed il rischio) che demolendo una villetta di 150 metri quadri se ne possa realizzare una di 500. Semplice dedurre che questo produrrà inevitabilmente l’aumento del valore fondiario delle terre interessate da queste delocalizzazioni, una variante dei piani regolatori, una polverizzazione ulteriore dell’edificato. Per non dire poi che occorre ben sapere a chi apparterranno le aree su cui sorgevano originariamente le costruzioni delocalizzate; altrettanto interessante sarà conoscere la modalità con cui le nuove aree su cui costruire saranno individuate. Come si vede, sarà dirimente analizzare il meccanismo che concretamente verrà individuato per realizzare l’idea della Giunta Regionale, ma nel frattempo in tutta la Sardegna sono cresciute moltissimo le aspettative dei mai sopiti appetiti edilizi. Oggi il Presidente Cappellacci intende modificare le norme di Soru che impedivano di edificare entro i 1000 metri dal mare e intende cambiare i piani paesaggistici che interessano le coste. Nel frattempo nessuno pensa realmente a spostare le proprie case, ma tutti sperano di poterle aumentare almeno del 20% nei termini ipotizzati dal Governo. Alla luce di questo la proposta di abbattimento con meccanismo premiale per costruire più all’interno rispetto alle coste sembra un diversivo utile a far passare poi ben altro.