Ecco le novità del “Piano Casa”. E intanto per l’Abruzzo…..
La Conferenza Stato Regioni è chiamata domani a confrontarsi sul nuovo test del Governo del cosiddetto “Piano Casa”. Si tratta dello schema di un decreto legge intitolato “Misure urgenti in materia di edilizia, urbanistica ed opere pubbliche”. Come già s’intuisce dal titolo si è così allargato il campo d’interesse del provvedimento e, come vedremo, non solo per questioni conseguenti al terremoto in Abruzzo.
Il provvedimento (che essendo decreto legge diventa immediatamente esecutivo) consente innanzi tutto di svolgere una serie d’interventi “senza alcun titolo abilitativo”: manutenzioni ordinarie e straordinarie, rimozioni di barriere architettoniche ed ascensori esterni, movimenti di terra relativi all’attività agricola, mutamenti di destinazioni d’uso senza opere edilizie, pavimentazione e finitura delle aree esterne (comprese le aree di sosta). Tra le opere svincolate da ogni autorizzazione ci sono anche le serre mobili stagionali sprovviste di strutture murarie, cosa apparentemente innocua ma che in realtà ha già modificato (e in alcuni casi stravolto) molta parte del nostro paesaggio agrario tradizionale.
Un apposito articolo riguarda le misure antisismiche. Si tratta in sostanza dell’obbligatorietà del certificato antisismico negli atti di compravendita immobiliare e l’anticipazione dell’entrata in vigore di una serie di misure di sicurezza. Queste previsioni sono assolutamente opportune e certamente condivisibili.
Si “santifica” ed incentiva la possibilità di edificare attraverso meccanismi di perequazione e compensazione. È pur vero che il meccanismo applicativo è rimesso alle normative regionali, ma chiunque si occupi di urbanistica può testimoniare quanto l’applicazione di queste pratiche abbia creato più problemi che vantaggi, recuperando da un lato aree di pregio e garantendo spesso la realizzazione di servizi pubblici, ma da un altro producendo una grande dilatazione delle volumetrie edificate nonché la trasformazione di ettari agricoli in terreni edificabili.
Delicatissime poi le semplificazione previste in tema di conferenza di servizi dove tutti i pareri obbligatori sui vincoli paesaggistici vengono dati in via definitiva in quella sede indebolendo così il potere di terzietà del controllo che era rimesso alle soprintendenze; conseguentemente da un lato viene modificato il codice dei beni culturali per snellire le procedure autorizzative di tutti gli interventi previsti dal provvedimento del governo, da un altro si prevede che questi e i piani urbanistici attuativi non siano assoggettati a Valutazione Ambientale Strategica.
Altre disposizioni infine prevedono un Fondo per l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie e dei nuclei familiari monogenitoriali con figli minori.
Come si vede si tratta in molti casi di norme delicatissime, già oggetto di lunghi dibattiti parlamentari perché contenute in diverse proposte di legge mai approvate. Pensare di risolvere o affrontare questioni di questo genere per decreto legge, con dunque presunti requisiti di necessità ed urgenza, a noi pare quanto meno spericolato. Il rischio di aprire la porta a speculazioni è altissimo.
Ed anche sull’Abruzzo si sono approvate disposizioni che, al di là di una generale condivisione di principi, possono dar luogo a situazioni speculative. E’ infatti stato approvato dal Consiglio dei ministri del 23 aprile un decreto legge che prevede stanziamenti triennali per 8 miliardi di euro, 1,5 per l’emergenza, 6,5 per la ricostruzione degli edifici distrutti o danneggiati. Come questo avverrà ancora non si sa bene, ma intanto si costruiscono nuovi quartieri. “Abbiamo individuato 15 aree dove intervenire per costruire case antisismiche” ha dichiarato il Governo, “costruzioni che si reggono su piastre di cemento armato e che sono scollegate dalla terra. Pertanto, possono sopportare qualsiasi grado di scossa sismica. Abbiamo a disposizione 700 milioni di euro. E la sfida è che le vogliamo costruire prima che arrivi il freddo, per ospitare gli sfollati nel tempo record di 5/6 mesi”. Queste “case temporanee” di 50/60 metri quadrati con il verde intorno e dotate di tutti i servizi verranno date, in un primo tempo alle famiglie terremotate dell’Abruzzo e, successivamente, destinate a ‘campus’ per gli studenti universitari fuori sede, oppure occupate da giovani che vogliono farsi una famiglia. Si pensa alla realizzazione di un Campus modello “capace di attirare studenti da tutto il mondo” ha aggiunto, stando a quanto riportato dalla agenzie di stampa, il presidente del Consiglio.
Come non essere d’accordo sul fatto di dare una risposta abitativa a quante più persone possibile prima dell’inverno? Come non temere che questo, al di là delle migliori intenzioni, non si trasformi in un’estensione degli edificati esistenti e, pertanto, serva ad aggiungere nuove cubature (ed occupare nuovi spazi) e non a sostituire e migliorare quelle che erano già esistenti?