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Piano casa: fuga in avanti della Lombardia

29 maggio 2009 0 commenti
Parco del Ticino

Parco del Ticino

Mentre il piano casa nazionale, annunciato almeno tre volte dal Governo come “pronto entro pochissimi giorni” è impantanato nei problemi di competenze tra Stato e Regioni (problemi sin da subito ben evidenti al punto che il Governo ben avrebbe fatto ed essere più prudente), ecco che dopo la Sardegna anche la Lombardia annuncia un proprio “piano Casa”. La proposta lombarda è assolutamente simile a quella governativa con la differenza che, essendo varata da una Regione e non dallo Stato, si risolvono a monte molte delle problematiche di competenza istituzionale. Per questo la proposta appare più insidiosa e quindi pericolosa e grave.

La nuova legge regionale consentirebbe, nei 18 mesi successivi all’entrata in vigore, ampliare fino al 20% gli edifici mono e bifamiliari con un limite massimo fissato in mille metri cubi. Come inizialmente ipotizzato dal Governo, anche la Lombardia prevede la “rottamazione” dei vecchi edifici, ma non solo di quelli residenziali, ma anche industriali; in questo caso l’aumento delle volumetrie ammesso sarebbe del 30%. La legge prevederebbe poi il recupero degli spazi inutilizzati e interventi di riqualificazione urbana, anche nel settore dell’edilizia pubblica, attraverso interventi di demolizione e ricostruzione finalizzata alla realizzazione di edifici ad alta efficienza energetica.

Tutto discutibile, tutto opinabile, tutto da verificare sulla base dei parametri e delle condizioni che verranno poste. Dire efficienza energetica significa stabilire un parametro, quale sarà il parametro? Se non si fissano obiettivi e parametri certi si può correre il rischio che si consumi più energia ad abbattere e ricostruire un palazzo che non quella che lo stesso palazzo risparmierà nel suo ciclo di vita. Che vuol dire poi recuperare spazi non costruiti, inutilizzati? Il rapporto urbano tra vuoti e pieni è determinato dagli indici di cubature, come ci si rapporta rispetto a questi? E poi riempire gli spazi vuoti significa intensificare l’abitato, e quindi avere una maggiore necessità di servizi. Quale risposta si dà a questi problemi? Vedremo.

Il Governatore Formigoni sostiene che questo provvedimento sia un utile strumento di ripresa economica. Come dire che il vecchio caro mattone paga sempre.

Nel frattempo le principali associazioni ambientaliste, come WWF , FAI e Legambiente hanno espresso parole di chiarezza e senza mezzi termini sostenendo, dati alla mano, che si tratta di un rilancio dell’edilizia con la vecchia politica del mattone selvaggio. Altro che piano casa. Seminterrati, aree agricole, giardini di ville e villette resi edificabili, interventi urbani non solo in periferia, capannoni abbattuti e ricostruiti più grandi edificando sui piazzali adiacenti, verande trasformate in stanze. Di cosa stiamo parlando? Si può definire tutto questo un “piano casa”?

Nel frattempo in Regione Lombardia si dicono confidenti di chiudere il tutto entro il 30 giugno. Vedremo anche questo. Ma intanto in Lombardia in tanti, anche all’interno della maggioranza del Presidente Formigoni, stanno sollevando sacrosante e legittime perplessità.