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Sardegna: anche l’ombra diventa una scusa per costruire

5 giugno 2009 0 commenti

chia-dune-e-cemento-2907C’è da non crederci, ma con una deliberazione del 19 maggio la Giunta Regionale della Sardegna autorizza punti d’ombra attrezzati sulle coste che inevitabilmente si trasformeranno in nuove strutture che privatizzeranno spiagge che dovrebbero essere e rimanere di tutti.

La Giunta Regionale infatti prevede il “rilascio di nuove concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative o di ampliamenti di quelle già assentite in favore di strutture ricettive”. In particolare suscita forti perplessità la parte della delibera regionale che prevede come ad ogni camera d’albergo o di villaggio turistico corrisponda la possibilità di disporre di un punto d’ombra.  Le spiagge su cui è possibile avanzare queste richieste di punti di ombreggiamento devono avere di lunghezza non inferiore ai 250 metri lineari e non devono essere interessate da concessioni demaniali marittime in misura superiore al 50% della loro superficie complessiva; si tratta comunque di percentuali elevate che vanno a ridurre la possibilità di libero accesso e fruizione delle spiagge.   La stessa disposizione stabilisce inoltre  che si potrà disporre di cinque metri quadrati di punto d’ombra per ogni camera hotel e villaggi posti fra gli 800 e i 1500 metri dalla costa. Mentre quelli più vicini al mare avranno a disposizione sette metri quadrati se di categoria fino a tre stelle e di nove metri quadrati se di categoria superiore.

La gravità delle conseguenze di tutto ciò si commenta da sé.  A questo punto è infatti facile immaginare che le spiagge di lunghezza superiore ai 250 metri potranno essere “privatizzate” per il 50% della loro estensione complessiva dalle strutture ricettive prossime alla costa ponendo verisimilmente molti bagnati nella condizione di dover noleggiare sdrai e ombrelloni a cifre non sempre alla portata di tutti. E c’è poi da scommetterci che ai punti d’ombra saranno connessi i servizi, alcuni dei quali (trattandosi di balneazione pubblica) sono obbligatori per legge. C’è anche da scommetterci che si realizzeranno punti ristoro stagionali che, con il tempo al pari di moltissime altre zone si trasformeranno in strutture di ristorazione con strutture fisse tutto l’anno.

Molto bene ha fatto il WWF a sollevare la questione e a chiedere un ripensamento alla Giunta Presieduta dal Presidente Cappellacci. La gestione delle spiagge e delle aree naturali costiere in generale non può diventare l’ennesimo business speculativo. Varrebbe semmai la pena di seguire l’esempio del Comune di  Baunei, che ha disposto il pagamento di un ticket a tutti i fruitori della spiaggia di Cala Luna, sotto il Gennargentu nel Golfo di Orosei,  per poi destinare quanto incassato ad interventi di tutela e conservazione della spiaggia, nonché al miglioramento dei servizi erogati. Altro che concessioni pubbliche pagate quattro soldi per affittare a peso d’oro lettini e sdraio con enormi vantaggi solo per i privati.