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Il crollo dei passeggeri sullo Stretto di Messina mette sotto scacco il Ponte

29 ottobre 2009 0 commenti
Falco pescatore in volo (foto di Fabio Cianchi)

Falco pescatore in volo (foto di Fabio Cianchi)

La Sicilia ha 5 aereoporti (Palermo, Catania, Trapani, Lampedusa e Pantelleria) che nel 2002 movimentavano 7,6 milioni di passeggeri; oggi questi stessi aereoporti ne movimentano oltre 11 milioni e le compagnie low cost (la Rayan è sbarcata a Trapani rivitalizzando uno scalo moribondo) offrono prezzi spesse volte inferiori al costo del biglietto ferroviaro. E non è certo questo un fenomeno recente, basti calcolare che dal 1995 al 2000 il traffico passeggeri aerei in Sicilia era cresciuto del 64%.  Contestualmente negli ultimi dieci anni il trasporto merci via mare è aumentato del 132% . Se il trend è questo, è difficile comprendere chi dovrebbe riempire i 200 treni e i 6000 veicoli al giorno che le stime indicano come necessari per garantire il rientro degli investimenti in un tempo ipotizzato tra i 35 e i 40 anni (il nuovo piano finanziario dell’opera ancora non si conosce) oltre che i costi di manutenzione. Se queste previsioni di traffico dovessero calare, i tempi dei rientri economici si allungherebbero e già oggi c’è chi dice che non ci vorranno meno di 60 anni.

Alla fine degli anni ’90 tre esperti internazionali (cosiddetti “advisors”) furono incaricati dal Governo di fare i conti: bene i transiti ipotizzati furono di 17.481 veicoli e 88 treni al 2012 e di 29.532 veicoli e 134 treni al 2032 nell’ipotesi che in Sicilia si registrasse un aumento di prodotto lordo tra l’2,8% e il 1,8. Accanto a questo fu ipotizzato un altro scenario laddove il PIL fosse più basso, cioè tra l’1,8% ed il 2,8%, in questo caso i transiti previsti erano pari a 13.995 veicoli e 70 treni al 2012, mentre 16.854 veicoli e 78 treni al 2032.  Tutto bene, peccato che il Pil in Sicilia negli anni ’90 ha avuto una crescita media pari allo 0,4% (contro una media nazionale dell’1,3%) e negli anni 2000 è arrivato addirittura allo 0,1%.
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/economia/economia/30865/sicilia-maglia-nera-ditalia.htm

I veri dati preoccupanti (per i proponenti il Ponte) sono quelli relativi ai transiti sullo Stretto. Sin dall’inizio degli anni ‘90 si registra un progressivo calo di transiti sulle navi traghetto che svolgono servizio sullo Stretto. Per il periodo 1991-1999 si è documentata una diminuzione -8% per auto + moto  e -6% per gli autotreni.  Percentuali queste che crescono negli anni 2000: dal 2000 al 2003 si è verificata una riduzione di 10.000 corse l’anno per i traghetti privati, a seguito di una diminuzione peri al 19% di passaggi delle automobili e dell’8% di passaggi di camion (fonte dati della Caronte-Tourist). Le percentuali sono in costante flessione anche negli anni successivi e, sebbene ci sia qualcuno che dice che questo accade proprio perché non c’è il ponte, le cose sono evidenti. Perché mai ci si dovrebbe sobbarcare ore di treno, di macchina o di camion quando in modo più rapido, sicuro ed economico si può raggiungere la stessa meta in altro modo?

Se qualcuno ha voglia di contraddire questo ragionamento, o di osservarlo, per favore lo preghiamo di usare non solo parole ma, se possibile, qualche numero basato su dati oggettivi e non su speranze.