Nuovi stadi (e non solo): un regalo alle società calcistiche in crisi.
Il Senato ha approvato un disegno di legge, ora all’attenzione della Camera, che intende favorire non solo la costruzione di nuovi stadi ed impianti sportivi, ma anche di “complessi multifunzionali” dove accanto alle strutture sportive vengono previsti immobili destinati alle “attività commerciali, ricettive, di svago, per il tempo libero, culturali e di servizio, nonché eventuali insediamenti residenziali o direzionali”. Il tutto ovviamente con procedure semplificate in deroga ai piani regolatori.
Ora che l’Italia sia un Paese privo di stadi è sotto gli occhi di tutti. Tutte le domeniche siamo costretti ad assistere a partite di calcio giocate nei piazzali delle fabbriche o nelle spianate delle caserme perché non ci sono stadi. Le immagini dell’Olimpico di Roma o del Meazza di Milano sono solo allucinazioni. La realtà è che le nostre squadre devono prepararsi e candidarsi per i campionati intergalattici e quindi ben altre strutture servono. Poco importa se oggi il calcio si consuma in televisione tra canali satellitari e diverse forme di abbonamento che portano le partite in tempo reale a casa, nei bar, nei pub, nei circoli, ovunque, servono nuovi impianti. Ma attenzione, dimenticatevi i vecchi impianti pubblici, lo “stadio comunale” è ormai una vetero memoria nostalgica. I nuovi impianti, con tutti gli annessi e connessi, apparterranno a poderosi gruppi finanziari, magari collegati alle società di calcio garantendo loro dunque un flusso finanziario che potrebbe essere addirittura maggiore (e certamente più garantito) rispetto a quello degli introiti delle partite (diritti televisivi compresi) e sponsorizzazioni. Infatti la legge prevede che per “soggetto proponente” i nuovi impianti s’intende “la società sportiva ovvero una società di capitali dalla stessa controllata, fruitrice prevalente dello stadio, non c’è soggetti privati o pubblici che al fine d’effettuare investimenti sullo stadio o sul complesso multifunzionale stipulino un accordo con la stessa società sportiva”
La nuova proposta di legge prevede che i progetti dei nuovi stadi (o “complessi multifunzionali”), accompagnati da uno studio di fattibilità, sono presentati ai Comuni e ai Sindaci attivando uno specifico accordo di programma che, riconoscendo tramite questo l’opera come “di pubblica utilità e di indifferibilità ed urgenza”, potranno approvare “le necessarie varianti urbanistiche e commerciali” che ne consentono la realizzazione.
Se lo ritengono i privati proponenti, possono addirittura prevedere l’edificazione su aree pubbliche di proprietà comunale. In questo caso l’area su cui verrà realizzato il nuovo stadio o complesso multifunzionale potrà essere concessa a titolo oneroso, anche come solo diritto si superficie. La proposta di legge prevede che questo può avvenire solo “una volta attribuita l’idonea destinazione urbanistica” che però avviene con la procedura in deroga, nei termini semplificati, che abbiamo sopra descritto.
Mi chiedo e chiedo a voi che leggete quale sia e dove stia l’utilità pubblica di una simile proposta. Comprendo quella dei privati, quella degli “imprenditori del calcio”, quella di coloro che vorrebbero investire nel calcio ma hanno bisogno di proteggere meglio i loro capitali, ma l’utilità nostra, di cittadini “semplici” che dovremmo essere misura di questa presunta utilità, dove sta? Forse abbiamo bisogno di un altro centro commerciale, di un altro cinema multisala? Forse per fare una palestra aperta al pubblico, o un centro con qualche decina di uffici occorre costruire uno stadio per qualche decina di migliaia di posti a sedere e conseguenti posteggi? Tutti sanno rispondere a queste domande. Davvero tutti. E in Parlamento c’è chi vota a favore di questa ennesima schifezza.