Attenzione al fotovoltaico nei parchi: il caso premonitore di Pescasseroli
Un grande impianto solare all’interno di un Parco Nazionale? Apparentemente sembrerebbe una cosa opportuna, di buon senso, nella realtà però la questione dev’essere affrontata con molta cautela e con grande rigore. Il rischio che si corre è quello di riprodurre anche nel campo del solare fotovoltaico gli stessi problemi che hanno caratterizzato nel nostro Paese gli impianti eolici. Un caso premonitore, preoccupante per la dinamica con cui si è sviluppato, è l’ipotesi di un impianto fotovoltaico da realizzarsi in una bellissima area pascolo a Pescasseroli, nel Parco Nazionale d’Abruzzo.
La storia è semplice. Il Comune di Pescasseroli decide di realizzare un grande impianto fotovoltaico per produrre energia pulita capace da un lato per soddisfare parte dei fabbisogni dei propri cittadini, da un altro per incamerare reddito per qualche centinaia di migliaia di euro grazie ai contributi statali riconosciuti sulle produzioni di energia solare. Fin qui tutto bene. Il problema nasce dalla localizzazione individuata dal Comune che ha preferito un’area naturale anzichè un’area urbanizzata o comunque già destinata ad interventi di urbanizzazione. La vicenda viene molto bene raccontata e documentata nel sito creato dal comitato di cittadini che spontaneamente si sono riuniti non solo per contrastare il progetto, ma per proporre soluzioni alternative a questo: http://www.comitatopescasseroli.org/
Anche coloro che non sono esperti, o che non hanno una particolare sensibilità ambientale, dalle semplice visione delle fotografie riportate sul sito del Comitato di Pescasseroli istintivamente colgono l’impatto del progetto. Ma quello che stupisce, e per molti versi indigna, è perché quest’evidenza non appare anche agli amministratori. Chiaramente fare un grande impianto in una distesa di prati è casa più semplice che farlo individuando una serie di aree idonee in un contesto urbano, ma almeno in un Parco Nazionale (e più in generale nelle aree vincolate) le scelte non si devono determinare sulla base della facilità e dell’economicità di realizzazione.
Pescasseroli ed il Parco Nazionale d’Abruzzo rischiano pertanto di diventare un precedente preoccupante e pericoloso e questo è il motivo per cui il WWF ed altre Associazioni Ambientaliste se ne stanno occupando.
In un territorio fortemente antropizzato come l’Italia, le aree verdi, gli spazi liberi devono essere considerati preziosi. Una tecnologia come il solare si presta ad essere adattata sulle aree urbanizzate: si pensi alle coperture di capannoni, fabbriche, serre, palestre, stadi, posteggi, pensiline, condomini, oppure aree già compromesse come quelle di bonifica e delle discariche ricoperte. Queste aree in gergo vengono definite “brown field” , letteralmente campo marrone, per distinguerle dal “green field”, campo verde, cioè le aree che hanno ancora un carattere naturale o prevalentemente naturale.
La grandissima parte dei nostri parchi contiene “brown field”. La scelta fatta dal nostro legislatore (ancora condivisibile) è stata quella di mantenere all’interno dei parchi anche i luoghi abitati che, ovviamente, sono sottoposti a un regime vincolistico diverso da quello delle aree di maggior pregio naturalistico. Se si vuole trovare un punto di compatibilità tra le politiche di conservazione e quelle di contrasto ai cambiamenti climatici, se si vuole con coerenza affermare un principio di sostenibilità che non metta in antagonismo interventi diversi che vanno calibrati per non entrare in contraddizione tra loro, allora la scelta del fotovoltaico nelle aree protette deve essere decisamente indirizzata solo ed esclusivamente al cosiddetto “brown field”. Forse ci vorrebbe poco a far sì che questa indicazione diventi generale ed obbligatoria. Forse il Ministero dell’Ambiente, di concerto con quello dei Beni Culturali, potrebbero emanare un atto d’indirizzo in questo senso e la cosa certamente sarebbe molto utile a prevenire il rischio di possibili scempi ambientali che, come nel caso di Pescasseroli, s’incomincia ad intravedere.