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Parchi nazionali a rischio chiusura

5 luglio 2010 0 commenti

parcoLa manovra finanziaria attualmente in discussione al Senato prevede che i Ministeri possano riconoscere agli Enti da questi controllati una cifra pari al 50% dell’attuale bilancio. Questo significa che il Ministero dell’Ambiente dovrà tagliare della metà la già bassa attribuzione economica destinata ai Parchi Nazionali metendoli seriamente tutti nell’impossibilità operativa e conseguentemente ponendoli a rischio chiusura.

I Parchi Nazioni per il loro funzionamento ricevano dal Ministero dell’Ambiente un finanziamento che complessivamente ammonta a circa 50 milioni di euro. Tale finanziamento già oggi non consente di coprire le esigenze di completamento di tutte le piante organiche e di meglio garantire alcune esigenze gestionali primarie come, ad esempio, quelle della vigilanza. Alla cifra di 50 milioni si è arrivati dopo significative riduzioni operate negli ultimi anni. Il contributo ordinario per i parchi nazionali ha infatti negli ultimi anni avuto il seguente andamento: 44.889.581.35 di euro nel 2005, 41.180.000.00 di euro nel 2006, 52.114.207.38 di euro nel 2007, 55.343.310.00 di euro nel 2008, 51.972.000.00 di euro nel 2009. E va considerato che il bilancio 2009 è stato poi successivamente decurtato di circa 2,5 milioni di euro al fine di contribuire al reperimento di fondi per il terremoto in Abruzzo, e che il bilancio 2010 prevede una ripartizione similare a quella del 2009 ma ancora ad oggi non è stato approvato.

Già da un paio di anni i Parchi Nazionali sostanzialmente non ricevono contributi ordinari in conto capitale, le somme erogate sono dunque destinate alla spesa corrente.  Tra queste voce di particolare rilievo assume il personale soprattutto per qui Parchi che per legge hanno avuto la stabilizzazione del personale precario arrivando con questo ad un superamento delle piante organiche prestabilite; oltre a ciò vanno considerati i costi di gestioni delle sedi, i costi per la vigilanza ambientale, per l’antincendio, per gli indennizzi di taglio boschivo o di danni fauna.  Il resto delle spese dei Parchi, compresi servizi essenziali quali quelli dell’educazione ambientale o della promozione, è davvero cosa risibile sotto il profilo finanziario.

Stando all’attuale testo i Parco Nazionali rientrano tra gli Enti controllati dai Ministeri per cui è previsto un taglio del 50% dei contributi. Tale decurtazione in numerose situazioni non permetterebbe di coprire, e quindi di pagare,  non solo le attività istituzionali obbligatorie (vigilanza, antincendio ecc) ma addirittura i costi del personale e della gestione ordinaria degli uffici.

Data la localizzazione delle sedi dei Parchi e i relativi costi di affitto e gestione, è difficile immaginare situazioni di trasferimento che possano portare significativi risparmi.  La chiusura delle sedi rischia dunque di divenire ineluttabile.  Per quanto riguarda il personale poi, essendo questo “personale pubblico” a tutti gli effetti,  un’eventuale incapacità di pagamento dei Parchi nei confronti di questo si trasforma certamente in un contenzioso. Anche in caso di chiusura degli Enti Parco, con l’attuale situazione normativa questo personale entrerebbe in mobilità pubblica e quindi non diminuirebbe in nessun modo il costo a carico dello Stato ed il conseguente esborso economico.

Considerando che gli Enti Parco Nazionale ai sensi di legge sono tenuti ad esprimere parere e nulla osta su diverse procedure (sia in relazione alle misure di salvaguardia, sia alle disposizioni previste dal Piano del Parco che si ricorda essere sovraordinato rispetto ad ogni altro strumento e piano urbanistico territoriale con l’esclusione del solo Piano Paesaggistico, sia in relazione alla valutazioni d’incidenza relativamente alle aree tutelate con vincoli comunitari), un ulteriore indebolimento della funzionalità degli Enti provocherebbe indubbiamente problemi sia con gli Enti Locali territorialmente competenti che con i cittadini residenti all’interno delle aree protette. Come già detto, in fine, significative sarebbero le conseguenze sulle attività di controllo e prevenzione, comprese quelle antibracconaggio ed antincendio.

La manovra finanziaria coinvolge gli Enti Parco Nazionali al pari ti tutti gli altri Enti controllati da qualsivoglia ministero. Non considera però una duplice specificità di questi, sia in relazione ad una  funzione di governo del territorio a questi attribuita, sia in relazione alla loro composizione. Relativamente alla prima (governo del territorio) agli Enti Parco sono attribuiti due dei principali strumenti di gestione e promozione di area vasta previsti dalla legge, il Piano del Parco e il Piano di Sviluppo Socioeconomico; in questi casi gli Enti Parco rappresentano il punto di sintesi degli interessi di tutela sovraordinati che sono in capo allo Stato e degli interessi di sviluppo e promozione delle comunità locali.  Relativamente alla composizione, va ricordato che negli Enti Parco sono parte fondamentale gli Enti Locali che trovano una loro diretta rappresentanza nell’ambito del Consiglio Direttivo dell’Ente (con 5 consiglieri su 12. e con la figura del Vice Presidente dell’Ente) oltre che nella Comunità del Parco, organo costituito appunto da tutti gli Enti territorialmente competenti.  Si può pertanto sostenere che un taglio del contributo agli Enti Parco diminuisce la possibilità degli Enti Locali di concertare le soluzioni migliori per uno sviluppo sostenibile all’interno di un’area vincolata. Sbagliato pertanto è il presupposto di equiparazione degli Enti Parco ad altri Enti poiché questi altri non determinano in alcuna misura elementi di governo del territorio che coinvolgono direttamente centinaia di migliaia di cittadini oltre che alcune decine di milioni di turisti e visitatori.

Da un’attenta lettura della norma, il taglio previsto sui Parchi Nazionali non porta una conseguente e proporzionale disponibilità finanziaria a vantaggio della manovra economica.  Essendo infatti comunque previsto (sempre dalla manovra finanziaria) un taglio del bilancio del Ministero dell’Ambiente pari al 10% al netto delle spese obbligatorie ed ordinarie,  il “risparmio” che il Ministero avrebbe dal taglio dei contributi ai Parchi Nazionali servirebbe solo a produrre un aumento di disponibilità economica che sarebbe attribuita ad altri capitoli di bilancio.  Non c’è infatti un saldo netto a vantaggio diretto della finanza pubblica poiché  tutti gli Enti Parco Nazionali sono contabilizzati all’interno del bilancio del Ministero su cui si prevede un taglio indipendentemente dalla sua ripartizione interna.

Se le cose invece non dovessero essere come sopra ipotizzato, allora vuol dire che il taglio previsto sul Ministero dell’Ambiente sarà superiore all’ipotizzato 10% al netto dei costi di gestioni del Ministero stesso. In questo caso infatti, verrebbe ridotta anche l’assegnazione delle cosiddette voci ci costo dovute, cioè legate al funzionamento istituzionale ordinario del Ministero  che viene espletato anche attraverso Enti controllati nei termini e nei modi previsti dalla legge. L’attività di conservazione della natura, svolta anche attraverso gli Enti Parco Nazionali, è da considerarsi a tutti gli effetti come attività istituzionale del Ministero dell’Ambiente.  In questa seconda ipotesi  quindi il bilancio del Ministero dell’Ambiente, dopo i significativi tagli operati sui bilanci 2009 e 2010, verrebbe ulteriormente decurtato in modo ben superiore all’ipotizzato 10%. 

La proposta avanzata, certamente frutto di una mancata riflessione puntuale sul tema, porta inevitabilmente tutti i parchi nazionali al collasso. E’ indispensabile dunque che gli Enti Parco siano esclusi dalla manovra per i motivi sopra esposti ovvero siano in questa considerati eventualmente imponendo loro misure certamente non superiori a quelle attribuite agli Enti Locali cercando magari di compensare queste mettendoli nelle condizioni di autofinanziarsi anche solo parzialmente magari attraverso la gestione di alcuni beni demaniali su cui sarebbe opportuno prevedere l’esenzione dei canoni di affitto per gli Enti Parco al pari di quanto già oggi avviene per quei Ministeri che hanno questi beni in gestione per uso governativo.