Oltre un milione e mezzo di ettari messi a rischio con la finanziaria
Ad oltre un milione e mezzo di ettari corrisponde la superficie del nostro Paese gestita dai Parchi Nazionali. Si tratta di aree d’incommensurabile bellezza e di strabiliante valore naturalistico, aree che preservano animali simbolo, come lo stambecco e l’orso marsicano, o vere e proprie icone del nostro Paese come il Vesuvio o le Cinque Terre. Dalle alpi all’Appennino, dalla costa tirrenica a quella adriatica, i Parchi Nazionali conservano aree della cui tutela rispondiamo anche a livello internazionale, come le dune, le zone umide, le foreste, gli altipiani.
Pur tra mille difficoltà e contraddizioni, in una situazione economica di costante precarietà, i Parchi Nazionali stanno cercando di affermare la possibilità di uno sviluppo sostenibile in contesti territoriali spesso difficili, dove gli appetiti edilizi speculativi non si sono mai sopiti, dove il mondo venatorio spesso non si è rassegnato al divieto di caccia. Sono stati non solo strumento di conservazione e tutela, ma anche un presidio di legalità costituendo un vero e proprio argine rispetto allo scempio del territorio che intorno ad essi si consumava.
Al di là di ogni segno politico, da sempre uomini di cultura e di scienza hanno da sempre difeso i Parchi Nazionali il cui consenso è cresciuto oggi anche nelle popolazioni residenti. La storia dei Parchi italiani attraversa un secolo di storia patria, ha coinvolto figure prestigiose della cultura di destra come Giovanni Gentile e Benedetto Croce, uomini politici di prim’ordine Ugo la Malfa, intellettuali del livello di Pier Paolo Pasolini, Presidenti della Repubblica come Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi, per non dire di tutti gli uomini e donne di scienza che a sostegno dei Parchi si sono espressi o dei molti personaggi dello spettacolo e dello sport che hanno concesso la loro immagine per promuoverli. La storia dei Parchi dunque, non è solo espressione di una sensibilità ambientale che negli anni è sempre più andata a svilupparsi, ma è la storia di una sensibilità ed attenzione culturale assolutamente trasversale alle stagioni e alle posizioni politiche.
Se l’intenzione del Governo Berlusconi era quella di far chiudere i Parchi Nazionali, meglio sarebbe stata assumersene pienamente la responsabilità politica ed istituzionale e dichiararlo chiaramente. Se l’intenzione non era questa, allora si faccia qualcosa perché l’effetto della manovra finanziaria inevitabilmente produrrà la chiusura dei Parchi Nazionali che dall’anno prossimo non saranno in grado neppure di pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici.
Speculatori e bracconieri si sfregano le mani e certamente mai avrebbero pensato che tanta “grazia” gli potesse capitare. Il mancato funzionamento dei Parchi porta con sé la mancata vigilanza su parte delicatissime del nostro Paese, l’impossibilità di rilasciare (o negare) autorizzazioni ambientali obbligatorie per legge, di gestire le attività antincendio, di predisporre progetti su cui attrarre finanziamenti comunitari, per non dire delle mille iniziative di educazione ambientale, di conservazione, di sostegno al turismo, di promozione dei prodotti agroalimentari, di valorizzazione territoriale che i Parchi Nazionali comunque fanno.
La manovra finanziaria mette in ginocchio un sistema, fa chiudere i Parchi voluti dal ventennio fascista, come quelli istituiti dai Governi di centro sinistra esattamente come quelli istituiti dai precedenti Governi Berlusconi; pregiudica in maniera determinante l’istituzione di nuovi Parchi Nazionali (come quelli delle Egadi, delle Eolie, di Pantelleria e dei Monti Iblei), rende difficilissima la ripresa del confronto per tasselli determinanti del nostro sistema, come il Parco Nazionale del Gennargentu e per un unico ed unitario Parco del Delta del Po. Insomma un disastro.
Personalmente continuo a ritenere (e spero in tal senso di non essere un illuso) che tra i mille problemi dell’attualità politica la questione dei Parchi Nazionali, nonostante i giusti richiami e le sacrosante richieste del Ministro Prestigiacomo, non sia stata oggetto di riflessione politica a livello di Governo. Stento infatti a pensare che per 25 milioni di euro (tale è il risparmi che la manovra sui parchi otterrebbe) il Presidente Berlusconi voglia esporsi a livello internazionale su una questione così delicata proprio nell’anno internazionale della biodiversità. Stendo a credere che il Dott. Gianni Letta, che diverse volte sul tema della tutela ambientale e paesaggistici ha dimostrato attenzione, sia consapevole della situazione che la manovra finanziaria determina per i parchi. Occorre dunque alzare il livello di attenzione su questo caso, che non è rapportabile alle tante situazioni di rivendicazione (spesso sacrosanta) che la finanziaria apre, ma che intacca gravemente aree di estremo pregio del nostro Paese oltre che il senso stesso che della cultura e della storia che ne ha determinato la tutela.