Stabilimenti balneari: forse si è superata la misura
In Italia sono circa 25.000 le concessioni demaniali legate a poco meno di 12.000 stabilimenti balneari che insistono sui quasi 4.000 km di costa idonea per tale attività. Dei circa 8.000 km di costa italiana (isole comprese) si valuta infatti che solo la metà abbia caratteristiche idonee alla balneazione. Questo non solo in considerazione alla morfologia della costa, come ad esempio scogliere o zone lagunari, ma anche all’accessibilità di questa basti pensare alle aree del demanio militare o quelle interessate da strutture portuali, urbane, industriali, ferroviarie ecc.
Secondo uno studio della Doxa, svolto con la società di ricerche economiche Mercury specializzata nel settore turistico, gli stabilimenti balneari nel 2001 erano 5368. Sono dunque praticamente raddoppiati pur considerando che nell’attuale novero dei 12.000 stabilimenti vengono ricomprese situazioni di ogni tipo, dalle cittadelle sulla spiaggia dotate di ogni servizio e confort alle aree in concessione senza possibilità di realizzare strutture fisse. Il conto comunque è presto fatto, di media il nostro Paese nel periodo estivo ha uno stabilimento ogni meno di 350 metri di costa utile alla balneazione. Si calcola che complessivamente gli stabilimenti balneari occupino non meno di 900 km di costa.
Certo sappiamo bene che le medie dicono poco, ma il dato è comunque rilevante, tant’è che i gestori degli stabilimenti sono costretti ad attenuarlo considerando l’intero sistema costiero italiano al fine di avere dati attenuati, tesi a dimostrare che addirittura le nostre concessioni sono come numero di media inferiori rispetto a quelle di Spagna e Francia. Ma questi sono Paesi che comunque, a fronte di superfici territoriali ben più estese, hanno coste di dimensioni ben inferiori e, seppur con caratteristiche turistiche differenti (soprattutto in relazione al turismo internazionale), hanno un rapporto maggiore tra popolazione residente e lunghezza delle coste (Italia 56 milioni di abitanti per 8.000 km di costa, Francia 64 milioni di abitanti per 5.500 km di costa, Spagna 47 milioni di abitanti per 4.000 km di costa). In definitiva il nostro è un Paese dove anche in questo settore si è davvero esagerato e non certo a vantaggio d’interessi pubblici, né sotto il profilo economico, né sotto il profilo ambientale.
Fanno parte del demanio pubblico il lido del mare e le spiagge (art. 822 del Codice Civile ed art. 28 del Codice della Navigazione). A differenza di altre norme, come ad esempio quelle paesaggistica che stabilisce una fascia di rispetto (estendibile da parte delle Regioni) di 300 metri dalla battigia, il demanio marittimo non ha un dimensionamento prestabilito pertanto in linea teorica si può estendere o restringere a seconda dei fenomeni di erosione costiera o, addirittura, dei ripascimenti; è poi chiaro che anche una fascia di 30 metri dal demanio marittimo è soggetta a particolari procedure autorizzative (art. 55 del Codice della Navigazione). E’ dunque difficile stimare a quanto ammonta la superficie delle spiagge demaniali ed è altrettanto difficile stimare la superficie data in concessione demaniale agli stabilimenti balneari. Proviamo però a formulare un’ipotesi attraverso un processo deduttivo.
Uno studio commissionato nel 2003 dalla Regione Lazio alle società Eurobulding, Nomisma e Studi Economici spa aveva classificato gli stabilimenti balneari in quattro distinte categorie a secondo delle superfici date in concessione: quelli sino a 1697,5 metri quadri, quelli sino 2378 metri, quelli sino a 3589,80 e quelli oltre questa superficie. Sebbene circa il 60% degli stabilimenti appartenga alle prime due categorie, proviamo a prendere come riferimento solo la superficie minore ridotta di circa il 10% in considerazione del fatto che negli ultimi anni sono state date certamente nuove concessioni che, non conoscendole, ipotizziamo abbiamo anche superfici più limitate.
Assumendo dunque il valore medio di 1500 metri quadri a stabilimento, la superficie da questi occupata sarebbe di 18.000.000 di metri quadri. Come si può notare, questo è un calcolo assolutamente prudenziale. Stupisce però che ad una domanda semplice qual’è quella che ci siamo posti sull’estensione dell’occupazione demaniale degli stabilimenti, trovare un numero certo e certificato sia un’impresa davvero ardua che a noi (ma non solo a noi) non è riuscita. Si rifletta poi che ogni metro quadro in più rispetto al dato sottostimato che abbiamo dato, aggrava la situazione e conseguentemente il senso della nostra riflessione.