Il miraggio della spiaggia libera
Erroneamente si ritiene che uno norma fissi in modo chiaro ed inequivocabile che una fascia di 5 metri di spiaggia prossimi alla battigia sia totalmente libera. In realtà la questione è ben più complessa e dipende dalle Capitanerie di Porto che devono fissare la porzione di spiaggia che dev’essere tenuta libera per agevolare il passaggio oltre che eventuali operazioni di soccorso in caso di necessità. Solitamente le Capitanerie di Porto si attestano sulla misura di 5 metri ma questo può variare. Certe sono però due cose, alla battigia si può accedere liberamente e sulla battigia, nella fascia determinata dalla Capitaneria di Porto, non possono essere istallati i servizi degli stabilimenti. In ogni caso il rilascio delle concessioni non può comportare mai il divieto di transito per accedere alla battigia e quindi al mare e le concessioni non possono (non dovrebbero mai) riguardare i 5 metri vanno dal punto mediano di dove arriva l’onda verso la spiaggia. A scanso di equivoci, questo diritto di tutti è stata fortemente ribadito e rafforzato con la Legge Finanziaria 2007 che ha stabilito “l’obbligo di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione” (all’art.1, comma 251, della Legge 27 dicembre 2006, n. 296).
E’ dunque assolutamente vero che si può accedere liberamente accedere agli stabilimenti balneari per raggiungere il mare senza che nessuno abbia nulla da chiedere o pretendere (ogni abuso in tal senso può essere legittimamente denunciato); è assolutamente vero che si può posare le proprie cose tra cui il proprio asciugamano in prossimità della battigia per fare il bagno anche di fronte ad uno stabilimento balneare con regolare concessione (la concessione riguarda la spiaggia, non certamente il mare!!!), è altrettanto vero che nella fascia di rispetto solitamente di 5 metri non ci può mettere con una propria sdraio, o con proprie attrezzature come gli ombrelloni, così come non può (non potrebbe e non dovrebbe) farlo lo stabilimento concessionario dell’area limitrofa. Questo per i motivi suddetti, che la fascia di rispetto è funzionale al transito ed al soccorso e pertanto dev’essere lasciata libera da oggetti ingombranti per essere agibile in ogni momento.
Anche in questo caso le situazioni sono molto diversificate in Italia. Due estremi: mediamente negli stabilimenti dell’Alto Adriatico si accede senza problemi per raggiungere la battigia, mediamente negli stabilimenti del litorale laziale la cosa è fortemente osteggiata.
Non solo per un problema economico, comunque oggi ben più presente che non in passato, ma moltissimi preferiscono la spiaggia libera a quella attrezzata o comunque vorrebbero poter scegliere tra l’una e l’altra. In molte, troppe località questo è un miraggio.
Nel rilascio delle concessioni il rapporto tra spiagge libere e spiagge private dovrebbe essere assolutamente a vantaggio delle spiagge libere. In Francia ad esempio le spiagge in concessioni non possono essere date in misura superiore del 20% del litorale considerato. In Italia non solo non sempre è così, ma il computo delle percentuali viene determinato non considerando elementi essenziali quali la facilità di accesso, la prossimità rispetto ai mezzi pubblici di trasporto, la vicinanza dai nuclei abitati. Molto spesso quando una spiaggia risponde a queste caratteristiche anziché rimanere libera, come dovrebbe, viene data (e stata data) in concessione. Ecco dunque che le spiagge libere sono spesso poco agevoli e se sono in prossimità degli stabilimenti balneari sembrano essere dei corridoi di sabbia ricavati tra le recinzioni limitrofe. A volte la situazione che si crea è quella dell’ora d’aria dei carcerati a causa dell’effetto muro fatto dagli stabilimenti accanto ( un esempio a Varazze; http://www.gentecomunevarazzewordpress.com/wordpress/guinness-world-record-presenta-varazze-la-spiaggia-libera-piu-piccola-al-mondo.html; oppure si può prendere visione di questo altro esempio di una spiaggia libera a Mazzara del Vallo in Sicialia http://www.mazaraonline.it/public_html/?p=12880) .
Si pensi che in Liguria per garantire le spiagge libere ha dovuto fare un’apposita legge (legge regionale n. 13 del 28/4/1999) che stabilisce I Comuni debbano garantire la percentuale minima di spiagge libere e libere attrezzate pari al 40% del fronte totale delle aree balneabili. Per logica ne consegue che in Liguria il 60% delle aree balneabili può essere data in concessione e magari fosse così! E’ stato infatti analizzato che in Liguria solo 12, tra i 63 Comuni costieri liguri, possono vantare percentuali di spiagge libere e attrezzate superiori al 40%. Qualche esempio: a Santa Margherita Ligure solo l´11% delle spiagge è libero, a Chiavari, Rapallo ed Albissola non si arriva al 13%, Noli, Spotorno hanno circa il 14% di spiaggia libera (http://www.disabiliabili.net/turismo/199-disservizi_risorse_e_guide/27845-liguria__spiagge_libere).
La Puglia, con i sui 865 km di costa, ha invertito i fattori della Liguria: il 60% delle spiagge deve rimanere pubblica e “solo” il 40% può essere data in concessione (legge regionale n. 17 del 21 giugno 2006). Comunque tanto soprattutto in considerazione della situazione di alcuni comuni come quelli del Gargano (http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/cronaca/2009/19-agosto-2009/puglia-niente-spiaggia-liberarecord-concessioni-demaniali-1601680322112.shtml) . Si pensi comunque sempre alla Francia con il limite del 20% per le spiagge che possono essere date in concessione.
Molte le situazioni dove le spiagge libere sono ridotte al lumicino e addirittura, in alcune situazioni, qualcuno vorrebbe contingentarle: a Positano si discute dell’opportunità di riservare la spiaggia libera ai soli residenti….!!!
Dovrebbero essere innanzitutto i Comuni a garantire il corretto rapporto tra le spiagge in concessione e le spiagge libere, e le spiagge libere dovrebbero essere segnale con apposite indicazioni. Giustissimamente le associazioni dei consumatori chiedono che le spiagge siano “intercalate tra gli stabilimenti ed a piena disposizione dei bagnanti” e purtroppo ogni anno documentano invece le molte segnalazioni da parte di cittadini che trovano difficoltà ad accedere al mare per la presenza ininterrotta degli stabilimenti balneari, per le opere di chiusura e di cementificazione che impediscono il transito verso la spiaggia e per l’opposizione di alcuni gestori a consentire l’accesso gratuito alle persone che non acquistano i servizi a valore aggiunto dello stabilimento (ombrelloni, cabine, sdraio ecc).”
I Comuni dovrebbero inoltre garantire la pulizia della spiaggia libera, ma la penuria di fondi non aiuta e per cui (a volte) andare ino stabilimento in certe situazione diventa purtroppo anche una necessità per poter aver garantito un adeguato decoro. Non perché sono libere queste spiagge possono essere abbandonate a loro stesse, e a tale proposito alcune Regioni (come ad esempio la Liguria che forse ha ritenuto di garantirle meglio avendone davvero poche) hanno provveduto all’emanazione di linee guida per le spiagge libere e per quelle libere attrezzate, ma la situazione (soprattutto al Sud) è molto abbandonata a se stessa, o meglio alle possibilità ed alla sensibilità dei singoli Comuni.