In Campania e a Napoli la raccolta differenziata è possibile
In Campania vivono circa 5.800.000 persone che, secondo i dati APAT (oggi ISPRA) producono ogni anno poco meno di 500 kg di rifiuti procapite per un totale di oltre 2.700.000 tonnellate.
Dopo 15 anni di commissariamenti con poteri speciali, la situazione non è migliorata di molto, ma lentamente la raccolta differenziata ha fatto (soprattutto negli ultimi anni) qualche passo avanti. Stando ai dati ufficiali questa è arrivata al 41,42 % nella la Provincia di Salerno, al 36,04 % nella Provincia di Avellino, al 26,59 per quella di Benevento, al 18,06 per quella di Napoli e al 12,41 per quella di Caserta. In questo quadro risulta incomprensibile sia la scelta del Governo di puntare in modo così significativo agli impianti di incenerimento. A tale proposito basta analizzare la composizione merceologica dei rifiuti campani che varia anche significativamente a seconda delle zone della regione. Riferendosi sempre ai dati ufficiali, risulta che circa il 33% dei rifiuti è composto da materie organiche e vegetali (quello che comunemente si definisce come “umido”), circa 23% da carta, quasi il 6% da vetro, non meno dell’ 11% da plastiche, il 6% da tessili, circa il 2% da materiali legnosi, oltre il 3% da oggetti in metallo; rimane poi una frazione di composta da frammenti di tutti questi materiali che però sono in pezzatura così piccola da non poter essere identificati e recuperati. Già questi dati ci indicano come potenzialmente (al pari di altre Regioni e Provincie italiane) sia possibile immaginare attraverso la raccolta differenziata e il recupero dei materiali una drastica riduzione dei rifiuti da destinarsi a discarica o incenerimento.
Quello che non viene detto abbastanza è che i cittadini che vengono messi nelle condizioni di farlo, effettuano una raccolta differenziata che raggiunge anche percentuali clamorose. E’ questo il caso di Napoli dove nei sette quartieri in cui è partita la raccolta differenziata “porta a porta” (Bagnoli, Ponticelli, Centro Direzionale, Chiaiano, Colli Aminei, San Giovanni a Teduccio, Rione Alto) questa ha raggiunto il 66,09%. I cittadini coinvolti nella raccolta sono circa 130 mila, un numero di abitanti pari a circa il 15% della popolazione partenopea, ma sostanzialmente analogo a quello della città di Salerno. Bagnoli con i suoi 19.236 abitanti è il quartiere più virtuoso della città con il 91,11% di raccolta differenziata (su 3.519 tonnellate di rifiuti prodotti da gennaio a settembre 2010 ben 3.206 non vanno in discarica). Seguono il Centro direzionale con l’84,25% per 2.349 abitanti, Chiaiano con 72,63% per 24.860 abitanti, i Colli Aminei con 68,43% per 21.961 abitanti, Ponticelli con 65,43% per 10.888 abitanti, Rione Alto con il 64,68% per un totale di 16.509 abitanti, San Giovanni a Teduccio con 50,15% di differenziata per 31.876 abitanti.
Dal 2008, anno in cui è stata introdotta la raccolta “porta a porta” nella città di Napoli, la percentuale di raccolta differenziata è passata dal 14,45% al 18,90%. Nel 2000 il servizio era inesistente: solo l’ 1,32% su tutto il territorio cittadino. Dai dati si registra un trend costante nella raccolta differenziata tra il 2009 e il 2010. Va assolutamente sottolineato come la percentuale media della raccolta differenziata a Napoli viene condizionato positivamente dalle alte percentuali dei sette quartieri sopra citati; in assenza di questi la media cittadina sarebbe ancora bassissima al pari di quella di molti altri comuni della Provincia di Napoli.
L’estensione dell’esperienza dei sette quartieri napoletani su scala metropolitana o regionale metterebbe sotto scacco la scelta degli inceneritori, almeno nei termini in cui è stata stabilita dal Governo. La quantità dei rifiuti da smaltire sarebbe infatti talmente ridotta da non rendere conveniente la scelta dell’incenerimento nei termini deliberati. Tra tutti gli errori fatti ci preme sottolinearne uno: la gestioni dei rifiuti non è solo una questione di smaltimeno. La prevenzione dei rifiuti, la raccolta differenziata, il recupero dei materiali, il pretrattamento sono elementi importanti della gestione, se tutto viene puntato sullo smaltimento si distorce l’approccio e si giunge a soluzioni comunque sbagliate poiché incentrate su impianti di dimensioni ben più grandi di quanto non servirebbe. Ed è su questi che si concentrano gli affari e con essi il non interesse a diminuire la quantità di rifiuti che dovrà poi finire in discarica o all’incenerimento.