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L’economia dei disastri

9 aprile 2009 0 commenti

La tragedia dell’Aquila e una serie di fatti che stanno avvenendo mi preoccupano e purtroppo per ora trovano poca stampa. Visto che qui siamo nella stampa provo a dire alcune cose io . Purtroppo , come ho scritto in uno degli articoli precedenti le caratteristiche della economia mondiale sono drasticamente cambiate. Lo stesso concetto di ricchezza é adesso diverso da prima . Mentre una volta erano ricchi gli “uomini e’ panza che avevano cibo e alloggio confortevole, poi ci sono stati i capitani di impresa che producevano e ora i ricchi sono quelli che posseggono denaro e non materia. La Economia di oggi é smaterializzata e virtualizzata   tanto che le ultime statistiche ci dicono che solo un sessantesimo del flusso monetario internazionale é coperto da scambio di materia ( di merci).  questo significa che ormai la economia finanziaria , che pure ha bisogno della produzione come motore per la movimentazione dei capitali, ha poco o niente a che fare con il suo scopo di una volta che era quello di dare occupazione e portare a produzione di beni utili. Non a caso le quotazioni in borsa sono molto più importanti dell’andamento dei mercati reali e della prodizione anche se la influenzano pesantemente. Una eonomia in questo modo basata solo sull’aumento di scambio di moneta non é controllabile e dà vita ai peggiori istinti. Ce lo dice il fatto che il PIL é l’unico indice di benessere mentre tutti sanno che aumenta quando ci sono le catastrofi che il benessere lo distruggono. Queste cose sono state descritte molto bene da due libri di due meravigliose signore. Una e Loretta napoleoni ( L’economia canaglia) e l’altra é Naomi Klein ( Shock economy). Quelllo che dice la seconda é proprio l’effetto catastrofe che ha portato al tempo di Katrina grande esultanza nelgi Stati uniti perché , come dissero, finalmente quelle catapecchie erano state distrutte e si poteva mobilizzare il capitale per costruire tante belle casette per i turisti tutte nuove. Questo fatto ben documentato nel libro della Klein mi pare si stia verificando in Italia in questo momento con i faraonici piani di costruzione di una nuova città all’Aquila abbandonando quella vecchia che non sarebbe più utilizzabile e utilizzando i nostri soldi di solidarietà per costruire non si sa quando non si sa come senza nessun vincolo . A questo fa una ottima cornice l’atteggiamento radioso del nostro attuale “conducator” chesi profonde in sorrisi dicendo che il peggio é passato e che ci penserà Lui.  Nessuno sa ancora chi profitterà delle case che saranno costruite non si sa quando ma subito dei proventi da progetto che sono come si sa prioritari in questo Paese e facilissimi da ottenere per chi ha amici in alto. Nello stesso momento la gioia non é davvero dell’Aquila dove ancora manca l’acqua per lavarsi e la gente non ha idea quanto tempo dovrà stare nelle tende e anche quanto potrà durare la pur bellissima solidarietà visto che le case sono molto al di là dall’essere costruite e potrebbero portare ad un totale scempio di una bellissima ed antica città. direi che sarebbe l’ora che i nostri giornali facessero mente locale su questo lato della situazione per evitare che poi ce ne accorgiamo quando il disastro secondo , quello provocato dagli esseri umani, sia un’altra volta compiuto.  Per finire, ci sono una serie di proposte sul reperimento dei fondi ( ad esempio utilizzando quelli per il ponte di Messina e facendo referendum ed elezioni insieme) e ce ne dovrebbero anche essere per il controllo partecipato per il loro uso.

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