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Un Green New Deal contro le crisi

17 maggio 2009 0 commenti

Il Mondo sta attraversando una serie di crisi che sono contemporanee anche perché sono causate dalla stessa ideologia. Le crisi sono innanzitutto quella climatica e quella economica ma ad esse si aggiungono la crisi della fame e della povertà, quella dei conflitti diffusi e delle guerre, quella della energia, quella , infine della stessa democrazia sempre più fragile di fronte agli effetti negativi delle altre. La ideologia comune è derivata dalla evoluzione culturale della nostra specie largamente prevalente  su quella genetica.  Non a caso la nostra specie , nonostante che raggiunga quasi 7 miliardi di individui, ha una varibilità genetica nettamente inferiore a quella degli scimpanzè, gorilla ed orangutan, che sono molto meno numerosi mentre a tutt’oggi parliamo quasi 7000 lingue diverse e abbiamo un numero incalcolabile di culture locali. Sappiamo ora che siamo partiti in pochi dall’Africa e abbiamo colonizzato il Mondo in modo sorprendente, inizialmente spostandoci e cercando di volta in volta l’ambiente adatto alla nostra sopravvivenza, pescando, cacciando e raccogliendo. Poi , circa diecimila anni fa ci siamo fermati ed abbiamo “inventato” la agricoltura iniziando così una strategia di adattamento innovativa rispetto agli altri animali. Mentre questi infatti si adattano all’ambiente per selezione naturale, noi siamo molto più attivi e, grazie alle enormi capacità del nostro cervello, adattiamo l’ambiente a noi inventando culture diverse ambiente per ambiente. Ancora molto prima delle civiltà agricole infatti avevamo imparato a costruire nei nostri cervelli dei progetti ed a proiettarli sulla materia esterna inziando quella che adesso chiamiamo “produzione” e cioé la costruzione di oggetti materiali modellati secondo progetto. Questa nostra capacità si è affinata con il tempo molto rapidamente ed é “esplosa” con le rivoluzioni industriali durante le quali il nostro rapporto con la natura é radicalmente cambiato. Infatti durante la “fase agricola”  abbiamo mantenuto per quanto possibile un rapporto positivo con la natura e abbiamo selezionato piante ed animali domestici adatti ad ogni singolo ambiente creando di fatto un numero incredibile di varietà locali capaci di dare un buon raccolto nei diversi contesti. Questo tipo di rapporto si é mantenuto per molto tempo ed ha continuato a basarsi proprio sulla diversità di piante ed animali , di cibi, di culture. Tutto é cambiato con lo sviluppo industriale fondato invece su una sorta di “utopia meccanica” secondo la quale il Mondo sarebbe essenzialmente una grande macchina che noi esseri umani possiamo modificare a volontà senza che vi siano conseguenze impreviste delle nostre azioni.  Il nostro obietttivo é allora diventato quello di rendere il Mondo “ottimale” per le nostre esigenze, ritenute in fondo omogenee su tutto il Globo a prescindere dalle condizioni ambientali che noi comunque saremmo capaci di migliorare. Dalla nozione di progresso come benessere delle nostre civiltà precedenti siamo passati a quella di progresso come capacità di trasformazione ed ottimizzazione del Mondo. In altre parole abbiamo cominciato tutti a comportarci come una fabbrica di automobili che cerca di giungere ad un modello ottimale da vendere dappertutto meglio degli altri. Una delle conseguenze più dannose di questo modo di pensare é stata la perdita del senso del limite dovuta proprio alla convinzione della nostra onnipotenza e totale indipendenza dal contesto di sistemi viventi e non viventi. Non a caso l’agricoltura è quella che prima ha subito gli effetti di questo modo di procedere in quanto basata appunto sulla vita e quindi su sistemi che reagiscono ai cambiamenti nel bene o nel male. L’idea della rivoluzione verde degli anni “60-“70 del Novecento era infatti proprio quella di creare mediante incroci e selezione gli animali e le piante  ottimali  ritenendo che ad eventuali contesti sfavorevoli alla coltivazione ed all’allevamento si sarebbe potuto rimediare con mezzi artificiali ( chimica , energia, macchine ecc.) Questo modo di procedere ha ridotto fortemente il numero delle varietà e delle razze ed ha avuto successo solo inizialmente. Poi i terreni rovinati dalla chimica che distrugge la microflora, le lavorazioni del terreno troppo intense ecc. hanno fatto almeno in parte fallire la rivoluzione che era iniziata sotto i migliori auspici  allo scopo di ridurre la fame nel Mondo. In effetti in un primo periodo questo é successo ma poi i costi sono andati aumentando e i prezzi scendendo e le persone sotto il livello minimo di nutrizione che erano scese ad 800 milioni sono risalite rapidamente in particolare negli ultimi anni a più di 950. Questo improvviso e rapidissimo peggioramento é stato in parte determinato dalla difficoltà materiale di aumentare la produzione oltre un certo limite, ma anche da un altro fenomeno che direi post-industriale e cioè la finanziarizzazione della economia. Questo processo é almeno in parte stato causato da un lato dalle difficoltà di mantenere la crescita della produzione a livelli sempre più alti e dall’altro da una ulteriore modificazione del nostro concetto di progresso e della stessa nozione di ricchezza. Mentre nelle civiltà precedenti alla industrializzazione si era considerati ricchi se si aveva molto da mangiare e dove proteggersi dalle intemperie, poi ricco é diventato chi aveva imprese e produceva molta materia trasformata e infine il paramentro insieme del benessere e della ricchezza é diventato il PIL , che misura essenzialmente il flusso monetario. Senza entrare nel dettaglio di questo concetto ( si legga per approfondimento “Con i soldi degli altri” di Luciano Gallino)  basterà notare che dati recenti indicano che poco più di un sessantesimo dello scambio di moneta dipende da quello di merci materiali  e il semplice scambio di moneta virtuale online é di gran lunga superiore al PIL.  E’ ovvio che in una situazione come questa gran parte della economia é diretta alla speculazione  e non alla produzione tanto che spesso le spese pubblicitarie o che servono a far circolare scoops  di ogni genere per aumentare le quotazioni in Borsa , sono superiori a quelle di produzione. E infatti l’aumento rapidissimo della fame nel Mondo é dovuto alla speculazione e quindi al rialzo dei prezzi e contemporaneamente alla crisi economica mondiale ed a quella climatica. Se vogliamo dirlo in altre parole, la nostra vincente strategia adattativa basata sul cambiamento virtuoso dei contesti é stata sostituita da un processo di omogeneizzazione non solo della materia esterna ma anche del nostro stesso pensiero, incanalato verso l’obiettivo dell’accumulo del denaro in quanto tale e non necessariamente  finalizzato al consumo legato al valore d’uso. Non a caso le persone pià ricche del Mondo da Bill Gates al nostro Silvio Berlusconi sono possessori di ben pochi beni materiali ma di moltissima moneta in gran parte online.  La crisi economica come é ampiamente documentato deriva dalla incontrollabilità dei mercati “virtuali” che si é poi riflessa sulla economia reale attraverso il cosiddetto “Big Crunch” ( la grande “strozzatura del credito). La stessa crisi economica, visto che gran parte della economia non ha come fine ultimo beni materiali colpisce di più quelli che già hanno più fame. D’altra parte la crisi climatica che deriva proprio dalla nostra perdita di senso del limite continua ad aggravarsi perchè gli investimenti vanno spesso verso beni virtuali nel senso di non necessari , non compensano la perdita di risorse naturali e si considera la stessa carenza di acqua potabile in rapidissimo aumento come ottimo terreno di speculazione come dimostra ad esempio l’acquisto di grandi riserve di quello che viene chiamato ormai l’oro bianco da parte di alcune multinazionali. Del resto le stesse catastrofi , come documenta il bel libro di Naomi Klein “Schock Economy” sono salutate con gioia dagli investitori come fonte di possibili, fruttuose speculazioni.   Pare proprio che abbiamo dimenticato di essere vivi e fatti di materia mortale e cominciamo a pensare di poterci nutrire di moneta, naturalmente per comprare quello che ci impongono , che é “dovuto” e non per stare bene. Non a caso anche nelle nostre scuole , come ho scoperto parlando per un giro di conferenze con centinaia di ragazzi, chi non porta le scarpe che devonio essere comprate o non ha comprato ( non importa leggerlo) l’ultimo Harry Potter viene considerato , come mi ha detto un ragazzo di undici anni ” uno dei nostri”. Da tutto questo appare evidente che la soluzione delle crisi attuali, certo verrà da una modificazione profonda del modello di vita, ma può intanto essere mitigata molto semplicemente con investimenti diretti al miglioramento delle condizioni umane e quindi per esempio della occupazione  e della produzione di beni materiali utili che contemporaneamente diminuiscano il consumo delle risorse dalla energia , all’acqua, al terreno coltivabile, all’aria respirabile. Questo è il concetto del “Green New Deal” di Barack Obama che ha stanziato ben 173 miliardi di dollari per combattere il cambiamento climaticon e il 3% del PIL per la ricerca. I piani di investimoento s0no già partiti e verteranno sulle energie rinnovabili, sulla ristrutturazione dei processi produttivi verso il risparmio energetico, dell’uso della acqua potabile, per la riduzione dell’inquinamento ecc.  tutte opere che comporteranno un aumento notevolissimo della occupazione. Questa indicazione degli Stati Uniti favorisce il ritorno alla nostra strategia adattativa che permetterà ancora una volta di adattarci alle nuove condizioni con la nostra inventività dedicata di nuovo al nostro benessere reale e non alla sola circolazione di moneta. In Italia, il Paese che spende meno per la crisi economica ed è l’ultimo insieme alla Indonesia per gli investimenti “verdi”, é difficile che si riesca a cinveincere l’attuale Governo a muoversi verso questa nuova direzione, ma ha invece senso che all’interno delle diverse Regioni si dia l’esempio utilizzando ad esempio parte dei fondi strutturali per piani integrati prioritari nei prossimi anni. Questo porterebbe in ogni modo ad un aumento della occupazione ,ad una minore spesa energetica , all’inizio di una nuova fase produttiva. In Toscana le due associazioni che rappresentano l’ambientalismo al Tavolo di concertazione regionale , Legambiente e Ambiente e Lavoro, hanno presentato già questa proposta dopo una fruttuosa discussione con CGIL. La proposta che faccio con questo mio articolo é di muoversi individualmente e con le organizzazioni che sono d’accordo in questa direzione dimostrando intanto che é possibile cambiare  il percorso sucida che abbiamo imboccato.