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Le quattro crisi del pianeta Terra

14 dicembre 2009 0 commenti

di MARCELLO BUIATTI
Una delle caratteristiche del nostro tempo é la tendenza alla frammentazione, caratteristica dei sistemi rigidi in momenti di crisi. La frammentazione agisce innanzitutto a livello sociale creando una aumento continuo dei conflitti ma é presente anche a livello concettuale perché é prevalsa una visione meccanica del Mondo che ce lo fa pensare come costituito di pezzi indipendenti che possono essere modificati a volontà ad uno ad uno e poi assemblati dagli esseri umani secondo i loro progetti. Per questo tendiamo  ad affrontare solo pezzi della realtà, dimenticandoci delle connessioni dei sui componenti e non curandoci in alcun modo delle dinamiche in arte intrinsecamente imprevedibili dei processi. Questo atteggiamento é presente a livello globale e ci porta in questo momento storico a considerare come non collegate le quattro crisi che stiamo affrontando: ambientale, sociale , energetica ed economica. Ciò rende frammentaria ed inefficace lo nostra risposta , che diventa facilmente governabile dai poteri forti mondiali che invece una visione di insieme per quanto alienata e pericolosa per la nostra stessa sopravvivenza la posseggono e sanno come muoversi . Quanto sta avvenendo a Copenhagen dimostra tutto questo e chiarisce che il cambiamento climatico non può essere affrontato se non si tengono presenti le spaventose divisioni  fra Paesi ricchi e Paesi poveri , le disuguaglianze crescenti all’interno di essi, e la “virtualizzazione” della economia globale sempre meno legata alla produzine di beni e servizi. Non a caso l’ostacolo probabilmente maggiore al raggiungimento di una accordo reale sulla mitigazione del cambiamento globale é la richiesta dei Paesi poveri di aiuto soprattutto in termini di ricerca e tecnologia, in cambio di un rallentamento dello sviluppo, e in particolare di quello vorticoso dei grandi paesi emergenti. In realtà tutte tre le crisi , economica, ambientale, sociale, sono intimamente legate e derivano dal distacco progressivo della umanità dalla visione ormai antiquata della economia come motore del bene-essere derivante dalla soddisfazione dei bisogni reali umani. Appare ovvio infatti che il cambiamento climatico globale deriva dalla utopia meccanica delle rivoluzioni industriali che mira alla costruzione di un mondo meccanico tutto ottimizzato a nostro favore e non condizionato dalle possibili conseguenze del nostro agire a medio e lungo termine derivanti dalle interazioni delle nostre azioni con il Mondo non umano , vivente e non vivente. E’ infatti evidente che la occupazione e lo sfruttamento senza regole delle risorse del Pianeta é quello che ha portato al cambiamento climatico che si accelera con la continua accelerazione della occupazione della Terra da parte delle opere e dei residui umani , come annunciato tanto tempo fa dal Club di Roma. E’ d’altra parte questa stessa ideologia , che in teoria ha come idea portante la crescita continua di “materia trasformata in prodotto e merce” , é quella invece che ha provocato  la virtualizzazione della economia sempre meno reale e sempre più monetaria . In altre parole gli innumerevoli fattori che limitano di fatto l’aumento della prduzione di beni hanno portato a sostituirli nelle dinamiche economiche con la moneta scambiata nei mercati finanziari e nelle borse di tutto il mondo. Un dato recente ci dice infatti che lo scambio di danaro può essere stimato di 120 miliardi di dollari per il PIL, unico indicatore di un qualche legame della moneta con le merci, ma é di 1700 miliardi nelle borse e nei cambi e di ben 5600 miliardi di dollari per i puri scambi finanziari. Secondo Jean Paul Fitoussi una delle ragioni fondamentali per cui la produzione non riesce a crescere sufficientemente per aumentare continuamente il PIL é la disuguaglianza crescente all’interno dei Paesi e fra di loro che esclude di fatto fasce sempre più grandi di popolazione dal mercato reale ( un miliardo di persone nel Mondo ha un reddito sotto il livello minimo di sussistenza). Il lmite alla crescita ed allo sviluppo viene superato sempre di più in modo virtuale dal dinamismo finanziario e contemporaneamente dall’aumento della “economia canaglia” ( Loretta Napoleoni) basata su fattori di male-essere come la droga , la prostituzione , ecc. In questo periodo quindi , in cui l’umanità sembra essersi dimenticata di essere fatta di materia viva e crede invece di essere diventata denaro vivente, é molto difficile introdurre politiche e misure che invece recuperino il senso della realtà e facciano fronte ai problemi veri e materiali della disuguaglianza, della fame, della carenza delle risorse fondamentali ( il capitale naturale fatto dei quattro elementi fondamentali, aria, acqua, suolo fuoco-energia) e degli effetti della ideologia meccanica di ottimizzazione/umanizzazione del Pianeta  E’ in questo quadro che si situa la Conferenza di Copenhagen sul cambiamento climatico che , non a caso , é stata impostata inizialmente solo sulla riduzione delle emissioni di gas serra e quindi sull’uso di risorse energetiche non rinnovabili trascurando così i problemi sociali collegati al cambiamento climatico fra cui in primo piano le disuguaglianze , gli effetti della virtualizzazione della economia e la sua crisi mondiale che ovviamente riduce le risorse finanziarie per il cambiamento del modo di produrre, e anche la necessità di lavorare fin da ora per la mitigazione per contenere l’aumento di temperatura ma al contempo anche di mettere in atto da subito politiche di adattamento al cambiamento globale che comunque arriverà. I realtà finora nelle trattative non si é nemmeno tenuto presente il fatto che il cambiamento si sta accelerando in modo imprevedibile e siamo già fuori, come dicono con chiarezza gli ultimi studi sull’argomento dell’aumento di due gradi considerato fino ad ora la soglia di pericolo. Né si é tenuto sufficientemente conto della disuguaglianza del cambiamento climatico stesso, che per ragioni fisiche oltre che economiche colpisce nettamente di più  Paesi in via di sviluppo degli altri mentre sono invece proprio alcune di queste nazioni che hanno in questo momento un tasso di sviluppo della economia reale finalmente superiore a quello di altri. E’ veramente difficile quindi chiedere proprio alle Nazioni emergenti si pieghino ad un rallentamento del loro sviluppo per colpa dei Paesi che lo sviluppo lo hanno già avuto, possono quindi affrontare meglio un suo eventuale rallentamento, e sono poi i veri responsabili della atuale situazione critica. Anzi, devo dire che le richieste dei Paesi emergenti sono ancora troppo deboli nel senso che non viane chiesta una revisione delle norme della organizzazione Mondiale del commercio ( WTO) , che sarebbe essenziale per moderare la potenza delle grandi multinazionali e permettere uno sviluppo reale meno costoso ai Paesi poveri. Non a caso da questi vengono voci come quella di Vandana Shiva, addirittura contrarie alle attuali proposte di accordo se queste non tengono conto della necessità impellente di modifica della attuale situazione. Non vi é dubbio secondo me che condizione primaria di un qualche successo di Copenhagen é che ognuno dei Paesi contribuisca a dare ai Paesi poveri i mezzi per affrontare il cambiamento risarcendoli in qualche modo dai danni che la loro crescita senza limiti hanno provocato. Certo, per questo le opinioni pubbliche dei Paesi sviluppati dovrebbero modificarsi e il cambiamento può avvenire solo se i governi del Mondo chiariscono una volta per tutte la pericolosità di quanto sta succedendo e la necessità di un cambiamento delle società umane che popolano il Pianeta che unisca maggiore giustizia a un ritorno alla economia reale e ad un controllo vero di quella virtuale. Questo naturalmente non é possibile se anche all’interno di tutti i Paesi non diminuiscono i dislivelli sociali e non si combatte realmente la criminalità mondiale che ha invece sempre più in mano pezzi consistenti della ecnomia virtuale come ho accennato in precedenza. Certo, contro questo grande cambiamento e contro il ritorno ad una economia diretta a produrre bene-essere reale e sostenibile che riduca i danni inevitabilmente provocati dal cambiamento climatico , si muovono forze molto potenti basate sulla concezione comune che un essere umano é ricco non perché produce beni e servizi utili al benessere con le industrie che possiede , ma soltanto se possiede denaro e non necessariamente materia come avviene per le persone più ricche del mondo come Bill Gates e , nel suo piccolo Silvio Berlusconi .

Uno dei modi almeno per avvicinarci ad una mutazione così rilevante é comunque quello di dire unanimemente che “ il re é nudo” mettendo insieme nozioni e concetti e contrastando la disseminazione di informazioni in parte vere e in parte false comunque basate sugli “scoops” che , per bene che vada fanno comunque ensare ad una cosa alla volta e non all’intreccio delledinamiche dei sistemi viventi e non viventi del nostro Pianeta. Per fare qualche esempio dobbiamo avvertire che in questo secolo il nostro Paese sarà in gran parte desertificato, che la estinzione della diversità naturale e nelle piante ed animali che ci servono per cibarci sta diminuendo con una velocità dverse centinaia di volte quella delle precedenti estinzioni, che da noi , che siamo al Sud dell’Europa , passeranno presto da 250 milioni a un miliardo di persone in cerca di cibo ed acqua, che già ora in Africa il numero di conflitti derivati dalla fame e dalla sete stanno aumentando esponenzialmente, che i dati recenti hanno almeno raddoppiato la spesa prevista per il contenimento ( non la eliminazione) dell’aumento di temperatura, che una serie di malattie africane arriverà inevitabilmente da noi, che i nostri ecosistemi sranno violentemente modificati dalle specie invasive, che il costo dell’acqua potabile chiamata non a caso “oro bianco” aumenterà rapidamente per la sua carenza e per la forza rapidamente crescente delle multinazionali che operano nel settore della distribuzione , che , infine , non sono prevedibili  conflitti , per ra locali ma poi inevitabilmente più ampi , si verificheranno per tutti questo. Queste non sono previsioni di un catastrofista ma dati reali ormai assolutamente accertati a cui ancora almeno in parte si può rimediare contenendo contemporaneamente tutte e quattro le crisi che ho citato all’inizio e non soltanto quella energetica e quella ambientale e però puntando ad un aumento del bene-essere e non soltanto della circolazione monetaria. Mi rendo conto che questo che propongo é un cambiamento di dimensioni mai viste ma purtroppo di dimensioni mai viste sono i problemi che affliggono l’umanità.