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Febbre suina /2 Cosa temono gli epidemiologi

29 aprile 2009 0 commenti
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Si sa che l' Italia è il paese dove va sempre tutto bene: i ministri (probabilmente in un tripudio di tromboni con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni come ci ricorda De Andrè) affermano che l'epidemia di febbre suina non arriverà in Italia, che la situazione è sotto controllo e che bisogna evitare gli allarmismi.

Mi è capitato persino di sentire al giornale radio che qualche anima sensibile vorrebbe ribattezzare l'epidemia con il nome di nuova influenza, in modo da evitare il crollo delle vendite di carne di maiale...

Eppure la febbre suina (gripe porcino in spagnolo) preoccupa non poco gli esperti dell'OMS. La CNN riferisce il parere degli epidemiologi secondo cui «la malattia potrebbe spostarsi da una città all'altra in un periodo di 18-24 infettando più di un terzo della popolazione.» Sì, avete letto bene, la CNN dice un terzo.

Tenendo conto dell'attuale velocità di trasmissione del virus e della sua letalità, gli epidemiologi dell'OMS disegnano un quadro a tinte piuttosto fosche: «almeno 1 milardo e mezzo di persone su tutto il pianeta potrebbero avere bisogno di cure sanitarie per la febbre suina, 30 milioni potrebbero avere bisogno di ospedalizzazione. Basandosi sulle ultime pandemie e sulla popolazione mondiale attuale e ci potrebbero essere fino a 7 milioni di morti.»

Messico%20mascherine%202.jpgLa questione insomma è piuttosto seria. Il sito dell' OMS non riporta queste cifre (almeno non in evidenza nelle pagine dedicate alla febbre suina), ma suppongo che la CNN abbia controllato le sue fonti prima di sparare cifre così grosse.

Non si tratta di essere allarmisti, ma di valutare con razionalità la situazione. Non credo che questa sia una bufala inventata ad arte come l'aviaria perchè le multinazionali potessero vendere ai governi il tamiflu. Non questa volta. 

Per un periodo di qualche settimana si possono evitare i viaggi all'estero e credo anche evitare i contatti diretti con le persone che sono tornate di recente da un viaggio all'estero. Si può essere un po' prudenti e vedere come evolve la situazione.

Se poi le cose si dovessero mettere male, occorre non dimenticare di guardare il lato positivo della questione: la paura della febbre suina potrebbe ridurre i viaggi, il commercio internazionale e il consumo di carne, con grande riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO2...

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