Can’t buy me love – La felicità non ha un prezzo di mercato
«La metà circa dei beni cruciali per la felicità umana non hanno un prezzo di mercato e non si possono acquistare nei negozi.
Quale che sia il contante e il credito di cui disponiamo, non troveremo in un centro commerciale l'amore e l'amicizia, i piaceri della vita familiare, la soddisfazione di prenderci cura dei nostri cari o di aiutare un vicino in difficoltà, l'autostima per un lavoro ben fatto, la gratificazione dell'istinto di operosità, che chiunque possiede, la simpatia e il rispetto dei colleghi di lavoro e delle altre persone con cui abbiamo a che fare; e non potremo ottenere la libertà dalle minacce dell'indifferenza, del disprezzo, delle offese e dell'umiliazione.
Inoltre, guadagnare denaro sufficiente per potersi permettere quei beni che si possono trovare nei negozi incide molto sul tempo e sulle energie che restano per procurarsi e godersi beni come quelli sopra elencati che non vengono prodotti per il mercato e non sono in vendita.
Può accadere, e spesso accade, che le perdite superino i guadagni e che la capacità dell'accresciuto reddito di generare felicità sia inferiore all'infelicità data da uno scarso accesso ai beni che non si possono acquistare con il denaro.»
Zygmunt Bauman, L'arte della vita, Bari 2009, pag 8
Can't buy me love (1964) rende bene il concetto espresso da Bauman e potrebbe essere iscritta a buon diritto tra le canzoni della decrescita: «Tell me that you want the kind of things that money just can't buy».