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Rivoluzione verde o rivoluzione fossile?

23 settembre 2009 0 commenti

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La scomparsa di Norman Borlaug, avvenuta qualche settimana fa, ha riportato l'attenzione dei media alla cosiddetta rivoluzione verde, cioè al grande cambio di paradigma in agricoltura avvenuto nel dopoguerra.

Mi è capitato spesso di leggere valutazioni entusiaste di questa rivoluzione verde, osannando alla nostra grande tecnologia in grado di vincere la fame nel mondo.

Forse se si abbandonasse l'ideologia dell'agribusiness e ci si limitasse ad analizzare i fatti, si scoprirebbe che:

  • non solo la fame nel mondo non è stata vinta, ma a partire dal 2000, il numero di malnutriti è tornato a crescere, superando il miliardo;
  • come si vede nel grafico in alto, nei paesi poveri come l'India, l'aumento della produzione agricola è stato ottenuto al costo di un enorme aumento della quantità di fertilizzante chimico di origine fossile. Insomma, non tecnologia, ma forza bruta.

Tra il 1961 e il 2007, in India la produzione agricola complessiva è aumentata di quasi tre volte, ma l'uso di fertilizzanti fossili è cresciuto di 50 volte!

In altre parole, nel 1961 occorrevano 3 kg di fertilizzante per ottenere 1 tonnellata di prodotti agricoli, mentre oggi occorrono 50 kg.

E' abbastanza evidente come tutto ciò sia perfettamente insostenibile.

Fino a che punto l'India,la Cina e gli altri paesi altamente popolati intendono proseguire sulla strada dell'agricoltura industriale, che consuma risorse non rinnovabili e acqua, provocando la salinizzazione e la morte dei suoli?

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