Rivoluzione verde o rivoluzione chimica?
Ieri ho parlato della rivoluzione verde, e ho mostrato che in realtà si è trattato di una insostenibile rivoluzione fossile, dal momento che ha aumentato le rese solo al prezzo di un enorme consumo di fertilizzanti chimici ottenuti dalle miniere o prodotti con combustibili fossili.
Si tratta però anche di una rivoluzione chimica per l'enorme impiego di sostanze chimiche tossiche come pesticidi (diserbanti, insetticidi, battericidi e fungicidi).
Il grafico in alto mostra la situazione in India, spesso citata come uno degli stati in cui la rivoluzione verde è funzionata a meraviglia (forse per chi produce e vende le sostanze chimiche...).
Tra il 1961 e il 1989 la produzione agricola indiana è raddoppiata, mentre il consumo di pesticidi è cresciuto di quasi 9 volte!(1)
In altri termini, se nel 1961 bastavano 60 grammi di pesticidi per ottenere in media 1 tonnellata di prodotti agricoli, nel 1989 questo valore era salito a quasi 400 grammi.
Il grafico ci mostra però anche una buona notizia. A partire dagli anni '90 il consumo di pesticidi in India è costantemente diminuito, sia in valore assoluto, sia in rapporto al cibo prodotto. Rispetto al 1990 oggi la produzione agricola è aumentata del 25%, mentre il consumo dei pesticidi è diminuito del 45%.
A causa dei pesanti effetti sulla salute delle persone e sull'ambiente, il governo indiano ha limitato significativamente l'uso delle sostanze tossiche in agricoltura. Secondo il database NCIPM sono ben 31 i pesticidi di cui è vietato l'uso in territorio indiano.
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