L’Italia a testa in giù
Sono abbastanza in crisi.
Chi mi legge avrà notato che la scorsa settimana ho scritto poco.
E' che non è facile scrivere quando si vede il proprio paese cadere a pezzi e non si vede alcuna via d'uscita.
La privatizzazione dell'acqua è stato un fatto grave.
E' grave anche il fatto che "solo" poco più di 300 mila italiani hanno risposto all' appello di Saviano su Repubblica e poco più di 40 mila hanno sottoscritto l' Adesso basta de il Fatto quotidiano. Entrambi sono contro le leggi ad personam dell'innominabile di Arcore.
E agli altri non importa proprio nulla della distruzione dello stato di diritto?
Nella scuola le cose vanno di male in peggio:
- tagli e sforbiciate mascherati da "riforma"
- elezioni per le RSU rinviate di un anno (con il probabile intento di eliminare le rappresentanze sindacali). Solo la CGIL protesta, gli altri assentono
- esiste un orribile disegno di legge che vorrebbe trasformare le scuole in miniaziende con consiglio di amministrazione e chiamata diretta dei docenti, ovvero "raccomandopoli". E ci sono buone possibilità che possa diventare realtà.
- esiste inoltre l'idiozia della performance di Brunetta (deve essere un lapsus freudiano), per cui i dipendenti pubblici verranno divisi in tre categorie: un 25% di buoni (che si beccano metà della torta degli aumenti), un 50% di così così (che si beccano l'altra metà torta) e l'ultimo 25% di cattivi (che non prendono neanche il carbone). In questo modo si scatena una guerra tra poveri e si instaura un ulteriore meccanismo in cui si valutano performance di yesmen e lecchini vari.
Il vero problema tuttavia non è Brunetta, il governo ecc, è il fatto che a nessuno relle persone con cui si parla normalmente sembra importare una fava di tutto questo.
Ci siamo già rassegnati che l'Italia sia (e resti) a testa in giù? Ci siamo già rassegnati ad affondare?
Io no.
Solo che non sono molto allegro.