Rifiuti, il decalogo di Legambiente
Aumentare il costo dello smaltimento in discarica, diffondere le raccolte differenziate domiciliari in tutti i comuni italiani, completare la rete impiantistica per il recupero e il trattamento dei rifiuti. Ma non solo. Sono dieci le proposte avanzate da Legambiente per “risolvere concretamente” e con “risvolti positivi sul piano economico e occupazionale”, l’emergenza rifiuti in Italia.
Il piano di lavoro è stato da Legambiente, che lo ha proposto a Governo e Parlamento, nel corso del convegno “Rifiuti Made in Italy”, tenutosi oggi a Roma. Nel corso dell’incontro, Legambiente, le istituzioni e gli operatori del settore si sono confrontati su come migliorare la gestione dei rifiuti, partendo dalle buone pratiche da replicare e le modifiche normative necessarie per il recepimento della direttiva europea.
Tra i partecipanti al convegno erano presenti Vittorio Cogliati Dezza, Presidente di Legambiente; Rossella Muroni, Direttrice generale di Legambiente; Stefano Ciafani, Responsabile scientifico di Legambiente; Giancarlo Morandi, Presidente di Cobat; Piero Perron, Presidente di Conai; Edo Ronchi, Presidente della Fondazione sviluppo sostenibile; Paolo Tomasi, Presidente di Coou; Angelo Alessandri, Presidente della Commissione ambiente della Camera dei deputati; Ermete Realacci, Responsabile Dipartimento ambiente del Partito Democratico.
L’emergenza rifiuti in Italia rimane, sottolinea Legambiente, “una questione ancora non risolta, soprattutto nel centro sud”. Il “49% dei rifiuti urbani in Italia -sottolinea l’associazione ambientalista- viene ancora smaltito in discarica, con il record di Molise e Sicilia che raggiungono rispettivamente le percentuali del 95 e 93%. Negli ultimi 15 anni 5 regioni, Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia, sono state commissariate per l’emergenza rifiuti, costata agli italiani circa 1,8 miliardi di euro, senza aver ottenuto alcun risultato tangibile”.
“Clamoroso” inoltre per Legambiente “il ritardo impiantistico nel meridione d’Italia dove è attivo addirittura il 45% delle discariche di tutto il Paese, solo il 16% degli impianti di compostaggio di qualità e il 30% degli impianti per il trattamento meccanico biologico”.
Altre due emergenze riguardano invece “tutto lo Stivale: l’aumento della produzione nazionale dei rifiuti urbani, +8,4% dal 2003 al 2007, nonostante esistano esperienze europee dove la prevenzione è stata praticata con successo come in Germania, Regno Unito, Belgio e Svezia, e il fenomeno degli smaltimenti illeciti di rifiuti speciali, nel 2005 ne sono scomparsi nel nulla 19,7 milioni di tonnellate, formando un’immaginaria montagna con base di 3 ettari e alta 1.970 metri e alimentando un business illegale annuo di circa 4,5 miliardi di euro”.”L’emergenza rifiuti non è una condanna definitiva per l’Italia -ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente- e se ne può uscire, imboccando la strada della gestione sostenibile, come dimostrano gli esempi storici delle regioni del nord Italia e quello più recente della Sardegna. Per concretizzare questo scenario in tutta Italia, occorre definire al meglio le regole del gioco a livello centrale e locale, replicare le best practices sulla raccolta differenziata e sulla prevenzione già attuate nel nostro Paese e, parallelamente, costruire tanti impianti per il recupero e il trattamento dei rifiuti. Solo così -ha aggiunto- la discarica diventerà davvero l’opzione ultima per smaltire le quantità residuali di rifiuti, come ci chiede l’Europa”.