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Il 17 aprile il ‘G14′ dell’agricoltura: “Serve un forte impulso alla produzione”

16 aprile 2009 0 commenti

AgricolturaIl mondo ‘brucerà’ 200 milioni di ettari di agricoltura. Il presidente della Cia, Giuseppe Politi, anticipa il grido d’allarme che lancerà dal G-14 degli agricoltori il prossimo 17 aprile. Nel 2050 circa tre miliardi di persone saranno costrette a fare i conti con l’incubo della fame, mentre l’agricoltura mondiale vedrà sottrarsi oltre 200 milioni di ettari coltivabili, per contribuire ad alimentare 1,3 miliardi di motori delle macchine.
È stato lo stesso Politi che, in una conferenza stampa per presentare il G-14 degli agricoltori (invitate delegazioni delle organizzazioni agricole di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Usa, Canada, Giappone, Russia, Brasile, Cina, India, Sud Africa, Messico, Egitto e quella della Repubblica Ceca in qualità di presidente di turno dell’Ue) ha denunciato queste possibili drammatiche prospettive per l’umanità.
“Non sono affatto -dice- previsioni azzardate. Più studi, anche di grande livello scientifico, hanno delineato un domani quanto mai incerto. Sulla base di questi documenti abbiamo fatto adeguate elaborazioni e siamo giunti ad una conclusione: se nei prossimi trenta-quarant’anni – ma arrivare al 2050, senza aver preso decisioni, sarà catastrofico – non si raddoppierà la produzione agricola mondiale e se soprattutto non si darà un forte sostegno alla crescita del mondo agricolo nei paesi in via di sviluppo, sarà il dramma”.”Ormai -ammonisce il presidente della Cia- il deficit alimentare sta crescendo in modo preoccupante. Sempre più terre, in America, in Asia ma anche in Europa, finora utilizzate per coltivare prodotti agricoli, adesso vengono adibite alla coltivazione di biocarburanti, come etanolo e altri tipi di carburanti cosiddetti ‘pulitì. Un trend destinato a crescere visto che la richiesta di biocarburante, secondo un recente studio delle Nazioni Unite, aumenterà solo nei prossimi tre anni di oltre il 170 per cento. Il tutto è immorale. Non si può disperdere il patrimonio agricolo-alimentare in questo modo quando al mondo più di un miliardo di persone muore di fame”.
“Già lo scorso anno più del 25 per cento del raccolto di mais Usa è stato utilizzato per produrre etanolo, i cui stabilimenti raddoppiano di anno in anno. Una simile politica -sottolinea Politi- è, purtroppo, in corso un pò ovunque, dall’Europa all’India, dall’Africa al Brasile, per arrivare in Cina. La grave crisi che ha colpito le materie prime agricole nei mesi scorsi, determinando impennate vertiginose dei prezzi, è dovuta proprio a questo crescente fenomeno. Diminuendo la terra destinata alla coltivazione di grano, i prezzi potrebbero esplodere nuovamente e ciò porterebbe ad aumenti record dei generi di prima necessità, a cominciare dal pane, per passare poi al latte e alla carne. E questo significa aumento della fame e della malnutrizione per i paesi più poveri del Pianeta e non solo”.

“D’altra parte, ad accrescere le preoccupazioni degli esperti -sostiene il presidente della Cia- c’è il boom demografico ed economico di Cina ed India, due paesi dove vive adesso il 40 per cento della popolazione mondiale. Allarme alimentato anche dalla crescita dei popoli che lottano per la fame. Tantissime le aree del mondo in cui regnano povertà e disperazione. Una situazione che nel breve giro di alcuni anni determinerà una crisi alimentare permanente e una grande instabilità globale. Pericoli che il mondo potrà contrastare soltanto con un rallentamento della crescita demografica e soprattutto attraverso un forte incremento della produzione agricola, che al massimo entro quarant’anni (2050) dovrà raddoppiare. Se ciò non avvenisse, la crisi alimentare degli ultimi due anni, che ha sconvolto moltissimi paesi in via di sviluppo, diventerà strutturale nel giro di due decenni e avrà serie conseguenze sia sulle relazioni economiche che su quelle di carattere sociale. Il che vuole dire effetti deleteri sulla stabilità e sulla sicurezza”.
“Obiettivo primario -rimarca Politi- è dunque quello di rimettere la produzione agricola al centro delle strategie di politica economica mondiale. In questo contesto gli agricoltori potranno svolgere una funzione determinante se si assegna a loro un ruolo nuovo e da protagonisti. Essi vanno coinvolti nelle strategie e nelle iniziative da intraprendere e sviluppare. Bisogna fare adeguati investimenti, soprattutto nei paesi più poveri. Occorre incrementare i terreni coltivabili e sfruttarli per sfamare il Pianeta e fronteggiare ogni eventuale emergenza alimentare e creare un “forziere” per le risorse strategiche alimentari in modo da intervenire in qualsiasi tipo di emergenza e, quindi, sfamare le popolazioni più povere della terra. Meglio lasciare l’automobile che morire di fame. Meglio un chilo di pane che un litro di biocarburante”.
“Per questo motivo nel G-14 degli agricoltori, organizzato insieme alla Fipa, ribadiremo con grande fermezza -conclude il presidente della Cia- l’esigenza di dare impulso all’agricoltura e al suo sviluppo produttivo. Bisogna comprendere che il settore primario svolge un ruolo strategico. È un elemento essenziale per la crescita socio-economica di ogni paese. Dare cibo alle persone è un diritto dal quale non si può assolutamente prescindere. Chiedere, quindi, al G-8 agricolo un formale impegno da portare ai ‘grandì della Terra che si riuniranno nel prossimo luglio alla Maddalena”.