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G8 ambiente a Siracusa: la svolta verde degli industriali

23 aprile 2009 0 commenti

Tira aria nuova a Siracusa. Non ancora abbastanza per dire che la decisiva conferenza sul clima di Copenaghen del prossimo dicembre avrà successo, ma quanto basta per segnalare che attorno agli allarmi di scienziati e ambientalisti, da anni fatti propri dai governi europei più illuminati e oggi condivisi anche da Usa e Australia, si sta aggregando un crescente consenso anche del mondo industriale, anche italiano. Ed è questa la cartina al tornasole che la strada è segnata.
Gli interventi del settore industriale al primo giorno dei lavori del G8 Ambiente segna questa discontinuità. «La tecnologia – ha sottolineato l’Ad di Enel Fulvio Conti- è la chiave per conciliare lo sviluppo economico e la sostenibilità, per questo servono da un lato meccanismi di mercato che aggiungano valore alle tecnologie che riducono le emissioni, dall’altro incentivi in grado di colmare i divari tecnologici che il mercato da solo non può colmare».
Enel ieri ha siglato con il governo australiano un accordo per far parte del Global Carbon Capture and Storage Institute (Gccsi), un istituto che vuol contribuire al decollo della tecnologia Ccs per la cattura dell’anidride carbonica, decisiva per trasformare il carbone da bestia nera del clima a combustibile a impatto zero. E da parte sua l’Ad di Eni, Paolo Scaroni, ha posto l’accento sul risparmio energetico.
E così la pensa anche Aldo Fumagalli di Confindustria: «Installare 8500 mw in 12 anni costerebbe circa 50 miliardi di euro e produrrebbe 10 Twh: la stessa cosa che si potrebbe ottenere installando motori elettrici di ultima generazione». Insomma anche in Italia l’industria sente che il vento è cambiato, e si muove.
Certo – basta vedere la mozione approvata dalla maggioranza al Senato – curiosamente nel nostro paese i negazionisti non mancano. E su questo Ivo De Boer, segretario della Convenzione Onu sul clima, chiosa netto: «In campo climatico c’è ancora chi mette la testa sotto la sabbia e crede che il mondo sia piatto». Una bocciatura senza appello.
Da parte sua il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo non rinnega apertamente la mozione del Senato ma afferma la sua sintonia con Obama e sceglie la linea mediana «senza negazionismo né catastrofismo» per «puntare a un accordo condiviso» e «sulle tecnologie a basso contenuto di carbonio».
E’ una linea prudente, gradita all’industria, che se fosse implementata con azioni conseguenti (e vigorosi investimenti) potrebbe portare l’Italia nella scia virtuosa dell’America di Obama. Segnali incoraggianti, insomma. Timidi ma incoraggianti. Ma dopo le parole ora servono scelte conseguenti. Troppe volte infatti il nostro Paese è stato il primo della classe negli impegni e tra gli ultimi nella loro attuazione.
Alessandro Farruggia