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Uno studio inglese: i biocarburanti potrebbero raddoppiare le emissioni di Co2

27 aprile 2009 0 commenti

carburante biodiesel“I biocarburanti, aggiunti in Gran Bretagna a benzina e diesel, in un anno potrebbero aver raddoppiato le emissioni di C02 dei combustibili fossili che vanno a sostituire”. Lo sostiene uno studio commissionato dalla sezione inglese dell’associazione ambientalista Amici della Terra, alla società di consulenza Scott Wilson, e reso noto nel Regno Unito, dove per legge da aprile 2008 una quota del 3,3% di biofuel è inserita in benzina e diesel.
“Se si tiene conto dell’impatto totale della deforestazione” spiega la ricerca, i risultati mostrano che “i biocarburanti aumentano le emissioni di gas serra a causa del cambiamento di destinazione dei suoli, che appunto non sempre viene calcolato nelle statistiche ufficiali”. In questo modo per la ong, “in termini di emissioni, gli agrocarburanti utilizzati da aprile 2008 in Gran Bretagna corrispondono a mezzo milione di auto in più sulle strade”, mentre il governo aveva dichiarato il vincolo dell’RTFO (Renewable Transport Fuels Obligation) adottato un anno fa, “avrebbe tagliato 2,5 milioni di tonnellate annue di C02, equivalenti a un milione di auto in meno”.
Secondo lo studio infatti, “a partire da una stima ottimistica, in base ad un cambiamento di destinazione dei suoli del solo 10%”, nell’ultimo anno i biocarburanti usati nel Regno Unito, “hanno prodotto emissioni per 1,3 milioni di tonnellate in più rispetto ai combustibili fossili”.
La differenza risiederebbe proprio nel tener conto del cambiamento d’uso dei terreni. In Gran Bretagna infatti i biocarburanti derivano principalmente dalla soia proveniente da Brasile, Argentina e Stati Uniti. Paesi dove l’espansione colossale della produzione di biofuels deve ricorrere a sempre nuove terre, che vengono sottratte alla aree agricole attuali, o agli ecosistemi naturali (come la foresta tropicale, le torbiere e via dicendo). Proprio questi ecosistemi, secondo lo studio, immagazzinano enormi quantità di carbone, e la loro trasformazione in campi per la produzione di agrocarburanti libera il carbone conservato nelle biomasse o nel terreno.
Contestando così le virtù ecologiche di questi combustibili alternativi, la ong britannica ricorda che anche un recente studio governativo britannico, la Gallagher Review, sugli effetti indiretti dei biocarburanti, “aveva già messo in evidenza che l’impatto dei biofuels avrebbe potuto rendere il loro bilancio climatico negativo. Ma tuttora del cambio di destinazione dei suoli si continua a non tenere conto nelle statistiche ufficiali”. Alla luce dei risultati di questo nuovo studio, l’associazione ambientalista ha chiesto al governo di Londra “di sospendere l’obbligo di biocarburante finché non avrà assicurato che riduce le emissioni di C02 e non le aumenta”.
In diverse occasioni Amici della Terra, insieme ad altre ong tra cui Oxfam, ha denunciato le conseguenze gravi sui Paesi in via di sviluppo dell’impennata del business dei biocarburanti, “a scapito del diritto all’alimentazione delle popolazioni più povere”, ma anche con danni “ambientali e sociali”. Anche a dicembre 2008, in coincidenza con la fase finale del negoziato in Consiglio d’Europa per il pacchetto Energia Clima, poi approvato definitivamente lo scorso 6 aprile, Amici della Terra aveva sottolineato che “la decisione sulla direttiva che porta al 20% la quota di energia rinnovabile da raggiungere entro il 2020, nasconde purtroppo l’obiettivo specifico, nel settore trasporti, di integrare il 10% di biocarburanti nei combustibili fossili, che va ad accelerare la corsa delle imprese europee verso terre nei Paesi del Sud del mondo”. In quell’occasione il gruppo di sigle ambientaliste denunciava inoltre “il ricatto realizzato fino all’ultimo momento da alcuni Stati membri, minacciando con successo di bloccare i negoziati sull’insieme della direttiva, se l’obiettivo del consumo di agrocarburanti fosse stato rivisto al ribasso”.