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Al via la prima scuola di potatura “soft” della vite

29 aprile 2009 0 commenti

una vignaAl via la prima scuola di potatura della vite. Il 29 aprile al Centro Studi Enzo Morganti di Castelnuovo Berardenga (Siena) e il 6 maggio all’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, in collaborazione con Slow Food, si conclude il primo Corso di potatura in Italia, organizzato dagli agronomi friulani Marco Simonit e Pierpaolo Sirch, gli ideatori della potatura ‘soffice’, un metodo che dopo anni di sperimentazione ha dimostrato di allungare il ciclo di vita della vite.
L’approccio è individuale, fatto di interventi mirati pianta per pianta, con potature sul legno giovane e con il risultato di rendere produttivo un vigneto per almeno 50 anni. Le cause delle devastanti infezioni delle viti, come il mal d’esca e l’eutipiosi, sono da ricercare infatti nelle potature errate, indotte dal fenomeno della meccanizzazione agricola.
Dopo una sperimentazione durata 20 anni, dal 2005 i due agronomi friulani hanno cominciato a divulgare il metodo della potatura ‘soffice’ in importanti aziende vitivinicole nazionali. Gaja a Barbaresco, Ferrari in Trentino, Bellavista in Franciacorta, sono alcuni dei grandi nomi del vino italiano ad aver introdotto il loro sistema di gestione dei vigneti.
Le lezioni conclusive del corso di Simonit e Sirch avranno come tema il lavoro verde sulla vite in fase primaverile, a completamento delle lezioni di potatura secca invernale iniziate lo scorso febbraio dai due «preparatori d’uva». Questa parte del corso è finalizzata a divulgare conoscenze specialistiche sulla scelta dei germogli da lasciare in pianta.
Un’operazione che a partire dalla potatura secca effettuata in inverno rischierebbe, se non adeguatamente controllata, di vanificare il lavoro fatto durante il corso dell’anno nel vigneto. La potatura in fase di post-germogliamento consiste – spiega una nota – infatti nella parte conclusiva della potatura mirata, il principio che guida il metodo Simonit/Sirch.
Dalle sperimentazioni dei due agronomi friulani, condotte a partire dal 1988, è emerso che il segreto della longevità della vite dipende in particolare da una potatura corretta, che non provochi ferite sulle porzioni vitali della pianta. Il sistema di coltivazione ad alberello, ad esempio, tipico dell’area mediterranea è particolarmente longevo grazie a potature sul legno giovane, fino ai 2 anni di età. “Con il taglio sui rami giovani la pianta si cicatrizza bene, resistendo meglio alle malattie e conservando la salute della vite – precisa Marco Simonit – Al contrario il taglio sul legno vecchio, dai 3 anni di vita in su, lascia una piaga che compromette la vascolarizzazione della pianta favorendo inoltre un più probabile ingresso dei funghi responsabili delle malattie del legno. La maggiore difficoltà delle nostre ricerche è stata quella di trasferire le vecchie tecniche di taglio nella moderna viticoltura, rappresentata in particolare dai più intensivi sistemi di coltivazione a spalliera, come il guyot e il cordone speronato”.
Il progetto di Simonit e Sirch di restituire longevità alla vite è sfociato quest’anno con la creazione della prima Scuola di potatura della vite d’Italia, ideata anche “con l’obiettivo di rivalutare e ridare dignità ad antiche arti e mestieri, nonchè di prospettare ai giovani uno sbocco lavorativo nel campo dei lavori eco-verdi”.