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Inquinamento: le lobby contro il “green deal” di Obama

5 maggio 2009 0 commenti

inquinamentoIl nuovo “green deal” di Obama rischia di non essere così verde come promesso. Un numero sempre più alto di industrie americane, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, sta facendo pressione sull’amministrazione affinché conceda loro di “sforare” il tetto sulla quantità di gas nocivi che è possibile emettere, senza dovere pagare ulteriori tasse. 

Entro domenica si attende la decisione di una sottocommissione della Camera sull’Energia e l’ambiente sulle “licenze d’inquinamento”. La pressione sull’amministrazione ha cominciato a farsi sentire, dopo che nei giorni scorsi i colossi dell’energia elettrica hanno tentato di assicurarsi il 40% di questi permessi a costo zero. I giganti del petrolio, dell’auto e del metano hanno così deciso di concentrare i loro sforzi per riuscire a influenzare il voto degli uomini di Obama. Se dovessero riuscirci, si tratterebbe di un duro colpo per il nuovo corso ambientalista del presidente. Inoltre, questo metterebbe a rischio la promessa fatta durante la campagna elettorale di abbassare la pressione fiscale sulle classi medie.

 

Secondo Henry Waxman e Edward Markey (i due democratici che hanno avanzato la proposta), con il sistema dei permessi le emissioni nocive prodotte negli Usa dovrebbero calare del 20% entro il 2020. Rimane tuttavia avvolto nel mistero quanto le aziende dovrebbero pagare per ottenere queste “licenze d’inquinamento”. Licenze che poi avrebbero potuto essere vendute o comprate a seconda delle necessità.

 

Obama aveva detto che avrebbe messo all’asta il 100% dei permessi e avrebbe usato i soldi incassati per alleggerire la pressione fiscale sulle classi medie. Secondo le previsioni del suo staff, le vendite di queste licenze avrebbero dovuto fruttare circa 645 miliardi di dollari tra il 2012, quando il sistema entrerà in vigore, e il 2019. Una piccola porzione di questi fondi sarà usata per sviluppare tecnologie a basso impatto ambientale.

 

All’interno della sottocommissione, tuttavia, la battaglia è appena iniziata: alcuni dei suoi membri, provenienti da Stati in cui le industrie dell’energia o del petrolio possono influenzare pesantemente i risultati elettorali, hanno dichiarato che si opporranno al volere del presidente, se non verranno concessi sconti. “Ci sono molte cose che devono essere cambiate in questa proposta di legge. Se non ci sarà una quota di permessi gratis per le raffinerie – spiega per esempio Gene Green, democratico eletto in Texas, dove risiede uno dei più grandi complessi petrolchimici del mondo – non voterò a favore. I colossi dell’elettricità vogliono ottenere il 40% delle licenze gratuitamente, non vedo perché le industrie dell’oro nero, che chiedono una quota a costo zero del 30%, non dovrebbero potere fare lo stesso”.