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Cibo: ogni anno cinquecento prodotti ritirati dai supermercati

15 maggio 2009 0 commenti

Controlli in un supermercatoIn Italia una catena di supermercati ritira ogni anno dagli scaffali 400-500 prodotti alimentari. È quanto emerge incrociando i dati forniti dal ministero della Salute con quelli del controllo qualità di Coop ed Esselunga. Un tema all’ordine del giorno anche in Europa, visto che l’anno scorso l’Italia ha inviato alla DG Sanco di Bruxelles (organismo che coordina il sistema di allerta alimentare europeo Rasff) ben 468 segnalazioni (su un totale di 3.040), collocandosi al primo posto dopo la Germania e la Gran Bretagna.
Se ne parlerà nella prossima edizione di ‘Sicura’, Convention su sicurezza alimentare e nutrizione, in programma a Modena il 27 e 28 maggio.
“I problemi più diffusi – riporta una nota degli organizzatori dell’evento, curato dall’Ausl di Modena – riguardano la presenza di micotossine in pistacchi e arachidi, poi ci sono salmonella e uso di additivi e coloranti vietati, seguiti dai residui di fitofarmaci e dalla migrazione di sostanze nocive dalla confezione all’alimento”.
I prodotti made in Italy esportati all’estero e ritirati dal commercio in un anno sono stati 99 (80 segnalati dal nostro ministero e altri 19 da altri Paesi). Al conteggio si sommano 234 casi di allerta arrivati delle Asl su alimenti destinati esclusivamente al mercato italiano.
Per fare fronte alle emergenze, gli uffici controllo qualità di Coop e Esselunga dispongono di una struttura pronta a intervenire in poche ore.
La questione è abbastanza semplice quando l’allerta indica un solo articolo. Risulta più complicata quando la segnalazione interessa un ingrediente utilizzato in centinaia di preparazioni, come è avvenuto qualche anno fa per il peperoncino colorato con una sostanza cancerogena (Sudan 1), e più di recente con la carne di maiale irlandese alla diossina. In questi casi il ritiro si estende a diversi prodotti e la gestione si complica.
A parte gli incidenti di rilievo, il Rasff evidenzia solo una minima parte dei prodotti difettosi esposti sugli scaffali. I ritiri quotidiani nel 15-20% dei casi scattano per difetti relativi alla scadenza (errori di data, mancanza di inchiostro, scarsa leggibilità). Spesso il ritiro è richiesto dall’azienda in seguito a un problema riscontrato in fase di produzione (latte con elevata carica microbica, snack troppo salati, chiusura della confezione non perfetta, diciture errate).
Gli stessi supermercati intervengono regolarmente sui prodotti difettosi che recano il loro marchio. Alcune segnalazioni arrivano dai dipendenti quando sistemano gli scaffali e notano involucri troppo fragili, pasta con farfalline, confezioni di latticini bombati, buste di prosciutto saldate male, conserve in scatola ammaccate.
Ci sono poi i casi ispirati al principio di precauzione. Il sistema di allerta si attiva quando la comunità scientifica evidenzia sospetti su un additivo o su un ingrediente. “In questi casi si sospende la vendita e si invitano i produttori a modificare la formulazione, come è avvenuto per il benzoato aggiunto come conservante alle aranciate”, ricordano gli esperti.
Le segnalazioni più preziose arrivano però dai consumatori attraverso il numero verde, le e-mail e le lamentele presso i punti vendita.
“Bastano 3-4 reclami per togliere il prodotto dagli scaffali, come è accaduto di recente per una maionese con un forte odore di pesce, pane in cassetta dal sapore troppo acido e porzioni di arrosto di tacchino con una strana colorazione gialla, provenienti da aziende grandi e piccole. Gli episodi sono tanti – concludono gli organizzatori di ‘Sicura’ – ma per fortuna nel 90% dei casi il consumo degli alimenti sottratti alla vendita non può nuocere alla salute”.