Italia, la cementificazione avanza. Gli stanziamenti per la difesa del suolo no.
“Nel solo Nord si cementificano quotidianamente 20 ettari di territorio, aumentando il rischio idrogeologico accentuato dai cambiamenti climatici, che hanno mutato anche le modalita’ della pioggia, piu’ violenta e concentrata nel tempo e nello spazio”. Questa l’accusa di Massimo Gargano, presidente dell’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni- Anbi, nel corso del suo intervento all’assemble annuale, oggi a Roma.
“Di queste cose vorremmo parlare- sottolinea- cioe’ dell’inarrestabile consumo di suolo, cui dovrebbe quantomeno corrispondere un’invarianza nel rischio idraulico e nella disponibilita’ idrica”.
Come denuncia l’Anbi, “ancora una volta il settore della difesa del suolo, nonostante i fenomeni alluvionali continuino a susseguirsi sul territorio italiano, non viene tenuto in nella dovuta considerazione”. L’associazione rileva infatti che la Finanziaria 2009 “non prevede alcuno stanziamento ulteriore per tale settore”. L’autorizzazione di spesa di 265 milioni di euro disposta dalla Legge Finanziaria 2007 per l’anno 2009, sul bilancio del ministero dell’Ambiente “e’ stata suddivisa e destinata ad altre azioni”. Tutto cio’ accade mentre il territorio del nostro paese “e’ stato colpito nei mesi di novembre e dicembre 2008 da un’eccezionale ondata di piogge intense- segnala l’Anbi- con precipitazioni superiori alla media stagionale e che hanno provocato gravi fenomeni di dissesto idraulico ed ambientale, danni a strutture pubbliche e private, grave situazione di pericolo per l’incolumita’ delle persone e per la sicurezza territoriale, provocando anche la perdita di vite umane”.
In Italia, pero’, manca “un’efficiente organizzazione capace di attivare, in via ordinaria, azioni mirate alla mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico”, denuncia l’associazione. La contrazione progressiva della Superficie agricola utile (Sau) “e la dilagante urbanizzazione hanno aumentato consistentemente il rischio idraulico, la cui mitigazione imporrebbe una pianificazione pluriennale di azioni straordinarie di manutenzione del reticolo idrografico e di adeguamento degli impianti idrovori alle accresciute esigenze di deflusso delle acque”. Si interviene, invece, “nella fase dell’emergenza con provvedimenti urgenti e straordinari volti a riparare i danni”. La sicurezza territoriale “ha invece bisogno di costanti azioni di prevenzione garantite da adeguate e consistenti risorse finanziarie- conclude Anbi- nonche’ dalla diffusione di regole di buon governo finalizzate ad un corretto uso del suolo”.